In questo spazio sono raccolti i “racconti di viaggio”, le emozioni, le sensazioni, i colori delle settimane trascorse insieme, delle passeggiate, delle scalate della Scuola della Montagna di Scaramuccia.
Selvaggio Blu 26-31/5/2025
Eccomi di nuovo qui, nel “continente” a raccontare l’ultima avventura in Sardegna: il Selvaggio
Blu.
Sembrava tanto lontana la partenza, ma poi … siamo al porto di Civitavecchia pronti per l’imbarco
verso l’Isola più bella che c’è “la Sardegna” : Luca(la prima guida), Chiara da Orvieto e Stefano e
la sottoscritta da Roma.
Traversata tranquilla e al mattino, ancora intorpiditi dal sonno, sbarchiamo assaporando i profumi
di macchia mediterranea che questa isola sprigiona. Direzione Santa Maria Navarrese dove
incontriamo l’altra metà del gruppo: la Caroline, Jule(16 anni), Lenja(14 anni), e Lars, da Amburgo
, Anja da Roma e Tommaso da Bologna.
Mentre Luca si occupa della logistica dei rifornimenti per i prossimi sei giorni, ne approfittiamo per
fare un giro del paesino, un caffè, l’acqua e poi via! Comincia la nostra “gita”.
I tappa da Santa Maria Navarrese – Coile Bertarelli (12 km –dislivello: circa 900 mt positivo).
I colori del mare, in contrasto con le rocce rosse di granito, sono un vero spettacolo. Iniziamo il
nostro giro con un lieve sali e scendi fino ad arrivare a Pedra Longa, un roccione calcareo a picco
sul mare, sporgente rispetto al sovrastante monte Santu di Baunei (che per sue caratteristiche
biologiche e paesaggistiche nel 1993 è stato dichiarato monumento naturale), e qui ci concediamo
il primo bagno annusando i profumi del mirto e del mare, mangiucchiando qualcosa, ammirando
alcuni scalatori sulla parete in umbra della Pedra Longa. La sosta è breve perché, come ci spiega
Luca prima di partire, ci aspetta la salita sulla cengia Giradili dalla quale prenderemo una
deviazione, fuori dal Selvaggio Blu originale, per arrivare al Coile Bertarelli. Sulla salita, sotto il sole
del primo pomeriggio, fatico a mantenere il passo degli altri, ma alla fine arrivo anche io e
nell’ultimo tratto, circondata da un gruppetto di capre che mi guardavano un po’ stupite, mi chiedo:
ma chi me lo ha fatto fare?
L’Ovile è fantastico, scopro su internet che vanta il premio dell’ UNESCO del 2013 per la
ristrutturazione, e la cena, molto buona, con prodotti della tradizione locale. Oggi è il compleanno
di Lenja, ben 14 anni, e arriva anche la torta con tanto di candelina.
Per la notte, una parte del gruppo (Caroline, Jule, Lenja, Lars, Anja e Tommaso tra i quali c’è un
legame di parentela) dormirà un po’ stipata dentro un’antica costruzione pastorale in pietra e
tronchi di ginepro intrecciati. Mentre gli altri sotto una bella tettoia che per me sarà la prima notte
all’aperto. Ammetto che questa cosa mi metteva un po’ di ansia prima di partire e invece è stata
una delle esperienze più belle di questo selvaggio blu.
II tappa Colie Bertarelli-Portu Pedrosu (12 km-dislivello: circa 900 mt negativo e 250 mt
positivo) Oggi, dice Luca, ci aspetta una tappa più semplice, dal punto di vista del dislivello, ma
nel complesso più impegnativa. Con un Pick up veniamo ricondotti sul sentiero originale del
selvaggio Blu, alle piscine di Giradili e da qui comincio a capire come sia complicato
l’orientamento e la necessita di molta attenzione per il terreno sconnesso e le rocce disconnesse e
appuntite (e il consiglio che mi era stato dato, ma che non ho seguito, di portare delle scarpe dalla
suola rigida). E’ stata sicuramente la tappa più impegnativa dal punto di vista tecnico della
camminata. Ci siamo persi e ritrovati un paio di volte e, seguendo da lontano una guida trentina,
abbiamo evitato una piccola ferrata un po’ affollata, scoprendo un percorso alternativo meno ripido
ma più esposto con una vista mozzafiato. Poi, ascoltando le ragazze che giocavano a “indovina
chi”, siamo arrivati alla discesa che conduce a Portu Pedrosu.
In questa fantastica piccola insenatura, nascosta dal mare aperto, c’è una spiaggetta di ciottoli
incastonata da pareti rocciose, confinante con il bosco nel quale dormiremo. Continuo a stupirmi di
quanto possa essere bella e selvaggia questa costa e prego affinché i sardi riescano a mantenerla
per sempre così, nonostante tutti i camminatori, turisti e diportisti che la assalgono, inclusa me.
E’ qui che incontriamo Alvise, la nostra seconda guida, con Laura, appena arrivati con il gommone
carico di tutto l’occorrente per la nostra cena/colazione e la nostra notte.
Ci concediamo un bel bagno rinfrescante e rinvigorente, non ho ancora detto che le temperature
stanno salendo e… si suda anche in discesa, e poi il primo aperitivo selvaggio(non ci fanno
mancare nulla!).
Da questa sera faremo tutto da soli. Cerchiamo un po’ di legna ed accendiamo il fuoco, anzi
Chiara lo accende e in breve tempo realizza una splendida brace, dove verranno cotte bruschette
e salsicce mentre ai fornelli sta cuocendo la pasta… al pesto.
Con l’arrivo del buio scopro quanto sembri più vicino il cielo, con questa quantità di stelle
disarmante, e ci prepariamo per la notte.
III tappa Portu Pedrosu – Cala Mariolu (14 km – dislivello 800 mt positivo e negativo)
Non ho ancora spiegato che ognuno di noi ha due bagagli: uno zaino per il cammino, contenente 3
litri di acqua, imbrago, kit ferrata, caschetto, il pranzo, bastoncini e quant’altro possa servire per il
giorno ed un borsone con materassino, sacco a pelo, cambio e quanto altro per la notte.
Ogni sera arriverà un gommone con i nostri bagagli per la notte e il necessario per la cena e la
colazione e la mattina successiva dovremo lasciare tutto” bordo mare” per il ritiro.
Dopo aver salutato Luca, che questa mattina ci lascia per condurre un altro gruppo in partenza a
Santa Maria Navarrese, noi proseguiamo con Alvise. Quindi, si va.
La salita di buon mattino si fa sentire, e decido di passare in ultima posizione, scoprendo il
vantaggio dell’andamento ad elastico. Dopo un tratto ripido, un lungo traverso ed una seconda
salita nella quale il sentiero si fa sempre più selvaggio, a volte esposto con passaggi spettacolari e
colori esaltanti, arriviamo a Punta Salinas, straordinario punto panoramico verso la aguglia di
Golorizè,
Ora è tutta discesa, discesa, discesa e finalmente il mare. L’arrivo alla spiaggia di Golorizè( la più
bella del mondo per il sito The World’s 50 Best Beaches) è sempre uno spettacolo, con questi
sassolini bianchi, l’arco naturale a destra e il pinnacolo alto 143 metri che la sovrasta. Secondo
me, neanche le foto riescono a rendere giustizia a questi luoghi dove con lo sguardo puoi spaziare
e godere a 360° delle forme e dei colori.
La spiaggia è protetta e sorvegliata, “chiude alle 17,00” e in questa cala non si può dormire.
Un bel bagno nel turchese più turchese che c’è non me lo leva nessuno! Poi ci prepariamo per il
trasferimento in gommone, che si fa un po’attendere, ma poi in cinque minuti ci porta a cala
Mariolù.
E’ buffo vedere dal mare il mucchietto di bagagli abbandonato sullo scoglio e… è faticoso portare
tutto sopra, nel bosco che ci accoglierà per la notte. Per fortuna ci sono dei volontari per le tre
taniche di acqua, la cassa cucina e il barile. Scatta l’ora del bagno e… dell’aperitivo.
La cala è caratterizzata da sassolini bianchi e rosa, dalla poderosa falesia a picco sul mare (circa
500 mt) che la circonda sia a nord che a sud e dallo scoglione centrale. Ho letto che il suo nome
deriva dalla presenza in questa spiaggia della foca monaca che, si dice, ‘rubasse’ il pescato dalle
reti dei pescatori provenienti da Ponza, perciò era detta il mariolo (ladro).
Per la cena qualche incomprensione renderà ” saporito” il riso e lenticchie, mitigato dalla tortillia e
dai biscottini di fine pasto.
Il clima è splendido si sta bene anche con il buio e dal mio giaciglio, proprio sopra la cala, posso
vedere il mare e sentirne la risacca. Qualche zanzara l’avrei evitata volentieri ma… non avrei
potuto sperare in nulla di meglio.
IV tappa Cala Mariolu – Cala Mudaloru (6 km – 600 mt positivo e negativo)
Riportati allo scoglio bagagli e quant’altro, partiamo per questa tappa nel Supramonte di Baunei.
Iniziamo nel bosco, non so quanti tornanti ben ombreggiati ci faranno arrivare ai primi passaggi più
aerei ed alle prime scale di ginepro intrecciato.
Ad ogni tappa mi viene da scrivere che è la più bella, poi mi trattengo pensando a quella
successiva.
Di sicuro l’ambiente si inasprisce in questo sali e scendi attraverso passaggi, grotte, calate,
arrampicatine, per poi ammorbidirsi sulle cenge ed inasprirsi nuovamente nelle ripide discese.
Non so più quante volte avrò detto a Chiara ” e ho pure pagato per fare questa faticata” , ma giuro
che non me ne pento.
Il mare è sempre lì, sotto di noi, a volte sembra di sfiorarlo ma poi si risale e solo nel pomeriggio
potremo tuffarci, prima è meglio di no. Ci fermiamo approfittando dell’ombra di un vecchio ovile del
Sopramonte per il pranzo, poi imbrago, caschetto e via per le calate in corda doppia. Poi si risale
si riscende, si attraversano spettacolari buchi di roccia. Nell’ultimo tratto prima della cala c’è una
pietraia un po’ impegnativa e poi una bella discesa fino al mare di Bacu Mudaloru.
Due o tre su e giù e tutto è pronto. Giacigli allestiti, aperitivo in corso e cena avviata. La gola dove
siamo questa notte è quasi una terrazza e nonostante sia la costa est, sul mare arrivano tutti i
colori del tramonto, ma senza il sole.
Sarà la stanchezza. però in questi giorni prendo sonno appena mi sdraio, anche alle 9 di sera. In
compenso, non ho perso un’alba alle 5.50 del mattino, dopo oltre 8 ore di sonno.
V tappa Bacu Mudaloru – Cala Biriala (5 km dislivello: 650 mt positivo e negativo)
Si parte in discesa, con un paio di anda e rianda fino al mare s poi risaliamo fino a mezza costa
fino all’arco di Bacu su Feilau. Oggi diverse discese in corda doppia, anche lunghe. E’ la tappa più
alpinistica fino ad ora ed Alvise è sempre molto attento a tutto. Fa abbastanza caldo ma
fortunatamente questi lecci fanno alternare il sole all’ombra e li sotto si sta bene. Il mare è sempre
calmo e a volte si sentono le voci dai natanti che percorrono la costa via mare. Arriviamo sopra
Cala Biriala e poi scendiamo per il tratto più ripido su scale di ginepro , ma anche di ferro,
assicurati in parte da una ferrata, fino ad arrivare al silenzioso bosco che scendiamo fino ad
affacciarci sulla splendida cala.
Alcune frane e la pioggia hanno reso questo ultimo tratto di sentiero un po’ complicato, ma ormai
posso fate tutto!
La cala è incantevole, bagno prima e dopo cena, colori del tramonto inaspettati, arco di roccia sul
mare. Ma come si fa a decidere qual è la cala più bella?
Dopo cena bisogna risalire per la notte…. e poi all’alba altro bagno.
VI tappa Cala Biriala-Cala Sisine (6 km dislivello 320 mt positivo e negativo)
L’ultima tappa prosegue attraversando una frana, protetti da una corda fissa e poi nella boscaglia
di Biriala e di Orronnoro per poi affrontare le pareti rocciose che sbarrano l’accesso a Cala Sisine
attraverso un sistema di cenge e passaggi in arrampicata. Poi le voci si fanno sempre più vicine e
scendendo quasi di corsa arriviamo alla nostra meta: Cala Sisine.
Ciottoli bianchi e mare di un turchese mai visto. Sarà che è giugno. Che è esposta ad est ma
siamo tutti in acqua stupiti del colore e contenti di avercela fatta.
Un nostalgico rientro in gommone ci farà rivedere, in 45 minuti di tragitto, tutto il percorso che
abbiamo fatto e dove abbiamo dormito.
Il Selvaggio Blu è stata un’esperienza unica e impegnativa, un’immersione nella bellezza
selvaggia e incontaminata del Supramonte di Baunei. Mi dispiace non aver forzato il mio scarso
inglese per poter condividere maggiormente con tutto il gruppo quest’avventura, ma alcuni sguardi
nei momenti difficili e alcune attese sono state per me molto eloquenti.
Grazie a tutto il gruppo di partecipanti e a Luca e Alvise per la loro attenzione.
Danila Bella









Val Pennavaire
LIGURIA
ZECCHE, CIBO E GIOCHI:
RESOCONTO
DI
ELIA RAGAZZONI
Una settimana. Una settimana intera. Una settimana particolare.
Una settimana del Maggio 2025 che non ho passato a scuola, dove passo di solito le settimane, o a casa, dove passo di solito le giornate in cui non sono a scuola. Non l’ho passata a Zagarolo, Roma o nel Lazio. L’ho passata in Liguria. Adesso sono qui per raccontarvi quella settimana, trascorsa in Liguria. Quellaparticolarissima, stranissima eppur bellissima settimana.
Il viaggio d’andata
Sei ore. Per andare dal Lazio alla Liguria (o dalla Liguria al Lazio, ovviamente) si impiegano, con una macchina, sei ore e qualche minuto. Io, mamma e Noa non siamo andati con la nostra macchina, però. Siamo andati con quella di Claudio: ci è venuto a prendere a Zagarolo, abbiamo caricato sulla sua auto tutte le nostre
cose e siamo partiti.
Il viaggio d’andata è quasi sempre più, diciamo, “energico” di quello di ritorno, non so se mi spiego: all’andata si chiacchera, si gioca in macchina, e nel nostro caso si tira fuori un numero de “La Settimana Enigmistica™” fresco di stampa e si fanno le Parole Crociate®, quelle in copertina, che sono le più facili e tutti possono
rispondere alle definizioni. Al viaggio di ritorno, invece, si è più stanchi, al massimo si accende la radio, a volte qualcuno fa una domanda, e un altro risponde, ma poi ricala il silenzio. Ci si limita a sentire la musica classica su Rai Radio3, o la statica, che, in un viaggio lungo, come Lazio-Liguria o viceversa, è frequente.
I giorni: la casa, le pareti, i compagni ed altro
In Val Pennavaire siamo andati. Che sta in Liguria, ovviamente.
Ogni giorno (o quasi) andavamo al Bar Neva, o Nera, o Neba, non ricordo. Arrivava sempre una BELLISSIMA lasagna al PESTO senza ragù, che è un bene, perché sono vegetariano. Mangiavo
tutta la mia porzione e, quando finita, contemplavo con attenzione il piatto centrale e, appena mi accorgevo che qualcuno non mangiava la sua parte, me la prendevo senza tanti complimenti. Perché io ADORO il pesto.
La nostra casa era, in una parola, bellissima. In più parole, interessante, affascinante, comoda, accogliente, e sì, bellissima.
Inoltre, qui ho avuto l’opportunità di conoscere nuove facce, new entries che non avevo mai visto prima: Livia, simpaticissima compagna di stanza, ma anche graditissima giocatrice ai giochi de La Settimana Enigmistica™ o ai Tornei su Instagram, e Andrea, con la sua caratteristica pipa (ne aveva una per ogni occasione, o
almeno così mi è sembrato) e gran fotografo e nuotatore. La ragione per cui dico “nuotatore” è perché uno dei ricordi più belli di questa settimana è stato quando, dopo l’arrampicata (che, tra l’altro, non ho mai praticato, infatti anche quando dicevo che l’avrei fatto trovavo sempre un modo per rimandare), andavamo a un
fiume lì accanto e ci bagnavamo con l’acqua gelida. Almeno, io, Mamma e Noa ci bagnavamo, perché Andrea si tuffava e si lasciava trasportare dalla corrente, anche se involontariamente. E il tutto ovviamente con le facce già note e con i vecchi amici, come Gloria e Fabrizio, e ovviamente Alvise. E nelle sere giocavamo a
tantissimi giochi da tavolo tra i più vari, includendo, ovviamente, il vincitore delle “Awards Miglior Gioco da Tavola dell’Anno del Gruppo Alvise™”:
THAT’S NOT A HAT®, un gioco difficilissimo e estremamente coinvolgente, in cui bisogna ricordarsi le immagini sopra le carte di tutti i giocatori mentre queste girano per il tavolo (naturalmente NON stiamo facendo pubblicità a That’s Not a Hat®, per carità, assolutamente no, ma non escludete la possibilità di acquistarlo, è
davvero molto divertente, GIOCATECI ORA).
Per ora ho sempre parlato delle cose stupende di questa gita. Ma si sa, che niente è perfetto. E infatti, non ho ancora parlato dell’aspetto più oscuro e pericoloso dell’intera “vacanza”, chiamiamola così. Delle piccole creature che ci hanno tormentato per tutto il periodo passato in Liguria. Sto ovviamente parlando delle ZECCHE (dun dun duuuun!). Fortunatamente, Gloria è unagrande esperta nel settore “zecche”, ed è riuscita a estrarle tutte. Al
secondo posto nel settore della pericolosità c’è quella volta di mercoledì (se non ricordo male) in cui dovevamo riscendere da una falesia per un percorso ripidissimo e a un’enorme altezza.
All’andata era già difficilissimo e molto stressante e faticoso (almeno per me), ma poi alla discesa si mise a diluviare rendendo tutto ancora più scivoloso, e già ci sarebbe stata molta meno presa alla discesa rispetto alla salita senza la pioggia, con la pioggia… avevo fatto tombola. Per tutto il tragitto ero terrificato dall’idea di
scivolare e precipitare. Che brutta fine sarebbe stata, se fossi morto in vacanza, eh? Ovviamente, se sto scrivendo queste righe adesso significa che non sono morto. Tornato in macchina, mi sono seduto,
tutto bagnato e sudato, ma molto soddisfatto. E poi, quando ha smesso di piovere, Alvise e un paio di altre persone sono andate a un’altra falesia e ricominciare ad arrampicare. Ricordo di aver pensato: “Ma sono pazzi? Credo rinuncerebbero a tutto l’oro del mondo, in cambio di avere ogni ora una nuova via da scalare!”. Poi, quel giorno esatto, proprio quel mercoledì, le scarpe mi hanno cominciato a spingere al tallone. Stavo morendo per il dolore, una volta tornato alla nostra casa: avevo dovuto sopportare una mezz’oretta con un dolore lancinante al tallone.
Come ho già detto, il viaggio di ritorno è molto più calmo di quello d’andata, ma questo non lo devo spiegare di nuovo. Quasi nessuno parlava, se non le conduttrici di Rai Radio3. La settimana seguente non la passai a casa in Liguria, dove mi eroormai abituato a stare. Non la passai nemmeno in falesia, dove mi ero abituato a stare se non stavo a casa. Non l’ho passata al Bar Neva, a un Supermercato Ligure o in Liguria. L’ho passata a scuola.
A casa. A Zagarolo. Nel Lazio. A casa.
CIAO! È STATO BELLISSIMO! NON VEDO L’ORA DI FARE IL
PROSSIMO INCONTRO, CON I VECCHI E I NUOVI AMICI! E
ANCORA UNA VOLTA…
GRAZIE!
CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA!
LIGURIA: ZECCHE, CIBO E GIOCHI
©2025 Elia Ragazzoni/Elia Ragazzoni, Ltd.
Creatore/Ideatore: Elia Ragazzoni
Scrittore: Elia Ragazzoni
Detentore di Copyright: Elia Ragazzoni
Revisione: Elia Ragazzoni
La Settimana Enigmistica™ e Parole Crociate® sono copyright di: Bresi Editore
Ringraziando: Mia mamma, Veronica Pinci, per avermi portato in Liguria, e a tutto il “team” di Alvise
Quest’opera è stata realizzata solo per scopi divulgativi. Le uniche circostanze dove la Legge sul Copyright non entrerà in vigore è per autorizzazione scritta e firmata dall’autore (come sul sito Internet di Alvise) o per scopi di recensione. Tutti i diritti sono comunque riservati
Val Pennavaire
Finalmente si parte per la settimana di arrampicata in Liguria! Chi c’è? Oltre naturalmente ad Alvise, Lea e Marco, gli immancabili Fabrizio e Gloria e poi Livia, Stefano, Claudio, Andrea da Genova e Gudrun da Monaco. Io, Elia e Noa facciamo il viaggio con Claudio, che ci accoglie nella sua auto con immensa disponibilità. Ascoltiamo musica, giochiamo e il viaggio scorre fino a Cisano sul Neva dove incontriamo gli altri al bar.
E poi via subito in parete, una parete facile facile per cominciare, con quella roccia che assomiglia a una costruzione lego, con appigli tutti di lato e piatti, bellissima da vedere, da affrontare, per quanto mi riguarda, un po’ meno, ma ci dà un’idea della settimana che ci attende. Una settimana di arrampicata piena, mattina e pomeriggio, di allenamento, di natura e di carboidrati senza pietà! Di giorno, quindi, tante e tante vie, con falesie complicate e altre più accessibili (tenute per gli ultimi giorni così da avere l’illusione di aver ottenuto un grande progresso personale), con rocce sfaldate ma nel verso sbagliato (come dice Lea), con vie inclinate come la torre di Pisa tanto da non ritrovare più la direzione della forza di gravità e con un numero di vie montate da Alvise elevatissimo (mi dicono 65). E anche noi non ci siamo risparmiati, arrampicando tutto il giorno senza sosta, arrivando alla sera a volte in stato confusionale. E’ stata una settimana di settori con nomi bellissimi: domenica, appena arrivati, siamo stati a Emisfero, lunedì a Terminal di mattina e di pomeriggio a Granaio, martedì a Enoteca, mercoledì a Colosseo e nel pomeriggio i più tenaci (Alvise, Lea e Claudio) sono tornati a Emisfero, nelle giornate di giovedì e venerdì siamo stati tutti a Tortuga. Il tempo ci ha assistiti quasi sempre, tranne un giorno in cui siamo riscesi con la pioggia (i più veloci sono riusciti addirittura a non bagnarsi, i più lenti hanno preso una piccola dose di avventura). Avvicinamenti sempre moderati, da due minuti a un massimo di mezz’ora. Due volte siamo riusciti ad andare a fare il bagno al fiume, tanto verde e tanta acqua, ponti pittoreschi in mezzo alla natura con accanto la cascata da cartolina, serpenti avvistati di dubbia natura. Poi si passava al bar di Cisano sul Neva, nella piazzetta carina con le palme, e a fine giornata si tornava a casa. Una bella casa grande occupata per intero, anche nella parte esterna dalla tenda di Andrea. Un aperitivo sul terrazzo dove si consumava anche la cena (pure qui non si può dire che non si sia mangiato) e dopocena qualcosa usciva dalla nostra borsa dei giochi da tavola e non pochi sono stati coinvolti da Elia e Noa a mettere alla prova soprattutto la memoria. Livia sempre presente, ma anche Gloria, Lea, Marco, Fabrizio, Alvise. Si sentivano delle gran risate che facevano bene al cuore.









Arrampicata in Toscana 12/13 Aprile
Con la nostra guida Alvise Ryuichi , sabato si parte ( dall’Umbria e dal Lazio) e siamo: Laura- Marta- Lea- Marco- Paolo- Sofia- Fabrizio- Gloria- Maurizio- Danila- Stefano. A Lucca si uniscono a noi : Daniela- Beo- Regina- Silvia- Francesca- Marco-Giuseppe- Giulia- Tina- Francesco- Simone. Finalmente i nostri amici toscani giocano in casa senza fare troppa strada. Destinazione Falesia di Avane- Vecchiano
La bella giornata di sole consente anche a Maisa- Consuelo- Corolla- Aurora e nonna Stefania di raggiungerci alle pareti. Siamo un gruppone e occupiamo un bel po’ di vie e lo spazio circostante. Alla ” Residenza Lenticchia” arriviamo precisi per l’aperitivo in giardino e a seguire cena in casa; con Teresa e Sabrina ci sistemiamo in 23 per gustare le varie specialità gastronomiche. L’ospitalità dei nostri amici è nota e dopo la piacevole cena e serata si dorme in 16 sotto lo stesso tetto, mentre 3 del gruppo sfidano le previsioni meteo dormendo nelle tende in giardino. Domenica era in programma arrampicare in Garfagnana ma durante la notte è piovuto e andiamo a Monsummano- cava grigia. Pioviggina quasi tutto il tempo ma non si vuole dargliela vinta e arrampichiamo quel che si può. Quando la pioggia insiste… si molla la presa e continuiamo a stare insieme altrove, con birre, pizza, cecina e programmi per le prossime attività di montagna.
Gloria Conti
Pasqua a Scaramuccia
Pasqua Scaramouche
E’ stato bello ritornare, era un po’ che non venivo ad arrampicare e a stare insieme. Poi Pasqua è sempre Pasqua, un bel momento, l’inizio della primavera, un rifiorire, un cambio di passo, un cambio di pelle nell’anno del Serpente, il mio anno. Ci siamo ritrovati sabato mattina a Soriano nel Cimino, per andare ad arrampicare in una falesia a 10 minuti di camminata dal centro del paese. C’eravamo io con Elia e Noa, Alvise, Laura, Lena, Lea, Marco, Fabrizio, Gloria, Danila, Maurizio, Marta e Andrea. In falesia ci hanno raggiunti Beo, Regina, Valentina e Irene
Il posto molto bello, un verde lussureggiante che si insinuava anche sulle vie, alcune bagnate e muschiate. Ma come sempre ci si adatta a qualunque tipo di terreno e la giornata è passata bene con 5 vie portate a casa e la birretta finale di commiato.
Da lì siamo partiti alla volta di Scaramuccia, non ci hanno seguiti Marta, Andrea, Valentina e Irene, ma abbiamo trovato Cristina pronta per affrontare la forma della spada. Eh si, perché quest’anno a Pasqua a Scaramuccia c’era la spada. Ognuno aveva la propria, Noa ne ha distribuite un po’ delle sue (eccetto la spada laser che essendo a sezione circolare non è adatta). E’ stato molto bello. Simile al tai chi ma diverso. Avere in mano uno strumento oltre al proprio corpo, verso cui indirizzare intenzioni e movimenti, non è niente male. A me personalmente ha dato una mano nella concentrazione, a non andare fuori fase, a farmi aiutare anche dalla forza di gravità, la forza centrifuga, al posizionare la mano in funzione della posizione da far assumere alla spada. Nell’intenzione di un’infilzata, una falciata, viene forse più naturale l’intenzione del movimento finalizzato a qualcosa di più visibile. E in più ci si può immedesimare in quelle fanciullesche battaglie da spadaccini che tutti abbiamo ingaggiato nella nostra vita, sentendoci eroi invincibili e portatori di giustizia o ombre fedeli al lato oscuro della forza.
Dopo l’arrampicata, dopo la spada, stanchi e affamati ci siamo riuniti intorno alla tavola come al solito senza farci mancare niente. Il capocollo è d’obbligo, le prelibatezze di Fabrizio in cucina anche e si è mangiato senza troppa vergogna.
La domenica mattina come da tradizione si è fatta la caccia alle uova, sapientemente posizionate la sera prima, una bella colazione e poi via verso l’Amiata a scalare, anche questo ormai per tradizione. Tutti timorosi del freddo che nelle ultime volte ci aveva sorpresi eravamo ben attrezzati, invece il clima è stato clemente, mite e gradevole al principio, nuvoloso e con un po’ di pioggia ma proprio sul finire. Le rocce erano sempre spettrali, le vie tra placca e grossi buchi sempre non banali. Ha arrampicato un po’ anche Noa su Avengers, che pure i nomi delle vie aiutano a volte.Al ritorno a Scaramuccia ci siamo cimentati ancora nella spada, poi di nuovo abbiamo affrontato la tavola imbandita e le solite chiacchiere nello stare insieme. Dormito bene nello Zendo, sognato molto come spesso accade qui e la mattina con Noa ed Elia siamo ripartiti verso casa senza andare ad arrampicare con gli altri.
Quello che è solito, usuale, ripetuto, non è mai banale, non è mai scontato. La serenità di stare con persone che di fondo ci sono anche quando non le vedi è una presenza che si avverte nella sua importanza. E’ un raggiungimento più che una partenza. Era un po’ che non venivo a Scaramuccia che non venivo ad arrampicare, ma il ritrovare gesti e volti già conosciuti si rinnova sempre, di piacere e nutrimento. In questa Pasqua ho percepito l’armonia di ricercare il bello, la semplicità, un cerchio che risuona di finito e infinito, un segno limpido senza spigoli e contorsioni inutili.
Veronica Pinci
Scaramuccia, 19/21 Aprile 2025- arrampicata e tai chi
Tornare a Scaramuccia è come tornare a casa. Con la natura in pieno risveglio primaverile, il luogo è ancora più bello ed accogliente e comunica una grande energia risanatrice. Il calore del maestro Alvise, di Lea, Marco, Laura, la gentilezza di Kyoka ,il piacere di condividere con chi c’era tre bellissimi giorni insieme, un sacco di cose buone da mangiare, l’arrampicata, il taichi e i sutra al mattino. Tre giorni, tre falesie diverse: il 19 Soriano nel Cimino ( Fonno di botte), in mezzo ad un bosco che sembra uscito dalle favole; il 20 all’Amiata, una paesaggio ed una roccia completamente diverso ed infine il 21 arrampicata al Forello, sempre graziati dalla pioggia che era prevista dal meteo e invece… Tornati dall’arrampicata a Scaramuccia, il tai chi con spade di legno, di plastica generosamente prestate dai figli di Veronica, le risate e la fatica di stare concentrati. Poi tutti a cena, per gustare la gricia speciale di Fabrizio o la pasta con le lenticchie e salsicce di Lea e tutti i vari manicaretti portati. Che si vuole di più? I partecipanti:
Beo, Regina, Fabrizio, Gloria, Danila, Maurizio, Veronica, Elia, Noah, Laura, Lena, Lea, Marco più Marta, Valentina, Irene e Andrea il primo giorno e Cristina per il tai chi.
Regina Carrai








Corso Alpinismo invernale
Ogni volta che suonava la sveglia a ore improbabili avvertivo un certo timore di affrontare l’ennesima, per me, avventura.
Mi sognavo una bella giornata di sole in falesia.
In quattro giorni con Claudio, Marco, Francesco, Niccolò, e per due giorni Agostino, abbiamo fatto conoscenza della montagna d’inverno, sotto la paziente guida di Alvise.
Una bella esperienza e per fortuna era un bel gruppo di ragazzi con entusiasmo ed attenzione al prossimo.
Una gran fatica, però sono contenta di aver saltato la mia ombra.
Come dire:” Quando vedo il brecciolino divento un vile”
Laura Maier
______________
Si è concluso il corso base di alpinismo invernale, il mio ennesimo avvicinamento all’alpinismo. Un corso di 4 uscite, focalizzato sulle basi dell’alpinismo invernale e su come affrontare la montagna; il tutto sotto la guida di Alvise, ed in compagnia di persone uniche nel loro genere. Sono state 4 uscite belle e interessanti, influenzate forse da un meteo non sempre favorevole, ma nonostante nuvole, nebbie, vento e neve, sono state 4 Lezioni su come affrontare la montagna sotto ogni suo aspetto.
Rimane solo un punto aperto: come si fa il nodo giapponese per allacciarsi le scarpe?
Niccolò Morandi









Abetone, febbraio 2025
E così dopo una sosta di due anni una bella nevicata di inizio febbraio ci ha permesso di ritornare a sciare all’ Abetone . Sono stati tre giorni meravigliosi con una bella compagnia un accoglienza impeccabile del solito Enrico particolarmente generoso quest anno Tanto sci tanto cibo tanti momenti insieme ! L ultima mattina una bella sorpresa, nuova neve caduta la notte ed allora via con i fuoripista che personalmente non avevo mai fatto. Il maestro, Lea ed i loro allievi migliori avanti ad indicarci la via e noi dietro cercando di fare del nostro meglio ! Tanto era l’impegno e la soddisfazione che ho dimenticato di avere 60 anni.
Francesco Myosho











Chamonix, gennaio 2025
Che settimana piena di avventure che è stata.
Anche quest’anno c’è stata la rottura di uno sci, non solo, grazie a una meravigliosa caduta di Fabian abbiamo passato un’oretta bella e buona a cercare il suo nella neve fresca, e che neve, mai vista così bella e così tanta, da farti venir voglia di cadere di proposito, sentirla sulle cosce ad ogni curva è stata una sensazione nuova e piacevole. Un’altra cosa, che difficilmente dimenticherò, è il viso di Tina che dopo una caduta alla garetta si gira verso di me pieno di sangue, che spavento, menomale che alla fine era solo un piccolo taglio sul naso. Grazie alla cucina di Claudia è stato il primo anno dove l’unica cosa non molto apprezzata lo è diventata, eccome! Poi che altro dire, “Michele non alzare lo sci” e poi siamo apposto.
Teresa Sassetti
Chamonix
Tra il bianco che invade lo spazio visivo donando quiete al corpo e all’anima, l’immensità delle montagne che ti avvolgono come maestre mute, gli odori della cucina francese, e pure italiana, abbiamo trascorso cinque giorni intensi.
Chamonix mi fa stare un po piu dritta, devo stare attenta a non scivolare sul ghiaccio del mattino, gli occhi vigili per rubare ogni angolo coperto di bianco, quest’anno poi due nevicate notturne di cui una me la sono gustata alle 5 del mattino con la luce del lampione che entrava nella finestra del bagno e illuminava ogni fiocco di neve, chi aveva voglia di tornare nel letto!
E poi la cucina, bruttina e un un pò sguarnita, ma le mani di tutti piccoli e grandi affaccendate per mescolare ingredienti, Luca, Michele e Tina a tagliare patate, Nicola ce l’aveva coi carciofi…quelle del maestro poi sbattevano gli albumi che servivano per il tirami su…neve anche nella ciotola!
Fabian e Gabriele hanno progettato e realizzato una Carbonara, certo non poteva mancare.
Sandro tutte le mattine a comprare le baguette fresche. Lena, e Teresa a capire dove fosse la cucina…Dino e la piccola Nives a lavare i piatti per primi per togliersi il pensiero, Giordano non ha calcolato i tempi ma l’hanno incastrato lo stesso.
Le cene, con i sorrisi, gli sguardi interrogativi “ Alice, Claudia ma che magnamo sta sera?…C’è tutto ragazzi, fino al dolce, poi la tisana e un goccetto di grappa per allietare il sonno.
Il Du Midi, che cosa è?? Niente…la testa gira un po’, ti accorgi di avere un cuore, e il tuo dito anzi no il braccio e tutto il corpo toccano il cielo!
Al prossimo anno.
Claudia De Angelis











Sperlonga
Tra mare e roccia abbiamo goduto dell’ultimo barlume di estate anche a Novembre, un po’ dato dal sole caldo, un po’ dalla compagnia. Ho arrampicato per la seconda volta in vita mia, la prima 8 anni fa, ma è bastata qualche ora per farmi prendere un po’ di sicurezza. Bello prendere le misure con la roccia, con l’altezza, con volti sconosciuti diventati presto amici, bella la necessità di accettare la precarietà dell’equilibrio, la consapevolezza che o ci provi, e allora tenti di allungarti a quell’appiglio che proprio ti sembra imprendibile, o non sali. Belle le dita indolenzite il giorno dopo, la passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia, le chiacchiere tra una via e l’altra. Bella la pazienza degli esperti e delle esperte nel ricontrollare i nostri nodi, nel consigliarci dal basso e dall’alto. Grazie a tutti per questa piccola fuga.
Anita Peciola
Sperlonga d’autunno
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.”
La cosa che mi rimane ancora impressa dai giorni di Sperlonga sono le foglie cadute sul sentiero che porta al settore alto di Supino. È una breve camminata in un paesaggio pieno di colori caldi, sfumati e
accoglienti. È bellissimo e rasserenante. Quello che oggi chiamano “foliage” è semplicemente un tappeto di foglie cadute dagli alberi in autunno, che rende scivoloso e instabile un sentiero che altrimenti non lo sarebbe. Però le foglie cadono e il sentiero diventa scivoloso. Allora occorre camminare tentando di non scivolare, o di scivolare assecondando la scivolata senza perdere il peso sui piedi e l’equilibrio.
Sono stati giorni particolari questi a Sperlonga. Prima della partenza avevo dubbi e pensieri altalenanti sul partire o meno. Piccoli malanni dei bambini e varie dinamiche mentali da placare…ma alla fine siamo partiti, io con Elia e Noa.
Ci siamo visti a Valmontone e siamo saliti in macchina con Alvise e Ida. Nell’altra macchina c’erano Michele e Luca, Annalisa e Anita e Andrea. Dal mozzarellaro abbiamo incontrato Pino con la moto e Claudio da Anzio. Poi sulle pareti ci hanno raggiunti Giulia e Marta arrivate col furgone.
Il primo giorno a Sperlonga è stato abbastanza impegnativo. Ci vuole sempre un po’ di ambientamento, soprattutto per i bambini. Ambientamento alle nuove persone, ai nuovi luoghi, alla camminata, a un po’ di paure nel salire e alla “noia” per chi non arrampica. Poi faceva caldo, ma caldo che così non me lo aspettavo, e anche l’abbigliamento ingombrante non aiuta l’immediato ambientamento. Le vie dell’avanposto di sinistrasono state belle, mai banali e alcune molto taglienti per le mani: le prese le vedevi, ma avevi paura di metterci le dita! Il panorama sul mare mozzafiato, soprattutto quando siamo saliti in un settore ancora più in alto, in cui abbiamo sostato un po’ a guardare il sole che calava, mentre qualcuno si faceva l’ultima via. Era tardi, un po’ di crisi di stanchezza, quindi meglio andare via. In discesa finalmente il clima e gli animi si distendono coi bambini, perché si torna verso “casa”, la tensione per alcune paure si alleggerisce e avviene l’atteso ambientamento e la consapevolezza di essere vivi e ancora sani e salvi.
Passaggio al mare obbligato, birretta dal mozzarellaro pure e poi agli appartamenti di Anna e Salvatore. Avoja a girà le manopole dei termosifoni, solo gelo dai loro elementi. Ma un condizionatore ci ha scaldati e la pasta con il sugo buono buono fatto da Alvise ci ha nutriti. Poi qualche gioco da tavola per stare insieme, The Mind per trovare la connessione (la comunicazione mentale è fondamentale, noi ne sappiamo qualcosa, vero Marta?) e Fantablitz per farci umiliare da Noa. Poi i più valorosi si sono incamminati per la via in notturna sulla Montagna Spaccata (un giorno non lontano parlerò anche di una via lunga!).
Il giorno dopo andiamo a Supino alta. Mi piace Supino alta. Una bella placca grippante che mi fa pensare a Punta Pilocca in Sardegna: tiene tutto. Ho già parlato dei colori degli alberi, aggiungo il ghiaione bianco e la roccia grigia. Un paesaggio che mi mette pace, una roccia che mi fa arrampicare come mi piace. Ho ricominciato ad arrampicare più assiduamente proprio qui esattamente un anno fa, dove diverse cose sono ricominciate. Quindi forse è bello anche per questo. È il compleanno di Andrea e facciamo un brindisi sotto le pareti prima di ritornare, verso le macchine, verso Valmontone, verso casa.
Mi porto da Sperlonga una notte di vette raggiunte, per imparare a camminare sul fogliame scivoloso senza perdere l’equilibrio. Mi porto a casa la felicità di aver rivisto Luca dopo tanto tempo, di aver condiviso la naturalezza con Annalisa e Anita, le foto di Michele, la telepatia con Marta. La passione per The Mind di Giulia, il compleanno di Andrea, le parole di Ida, la macchinetta del caffè di Claudio e la discesa sul sentiero con Pino. Le arrampicate di Noa e la camminata sul fogliame autunnale con Elia felice. La guida di Alvise, nell’organizzare, preparare, prendersi cura ed essere presente sempre, anche quando non si vede, col suo sostegno silenzioso e attento.
Veronica Pinci












Interviste al Maestro
Corsica Autunno 2024
Un anno fa all’isola d’Elba fu proposta la Corsica come meta per una tre giorni d’arrampicata ed eccoci al porto di Livorno pronti per imbarcarci con tre auto, in tutto 12 persone così divise : con Alvise ,Laura, Lena e Simone da Roma ; con Beo, Daniela, Gudrun e una “fantomatica ” e simpatica Rita; con me, Gloria, Maurizio e Danila.
Siamo arrivati a Bastia con il buio e via di corsa verso la destinazione. Dopo due ore e mezza di viaggio salendo nell’oscurità fra boschi e tornanti arriviamo all’ostello ” Les aguille de Bavella” dove Patrick il gestoreci attende, ci sistemiamo e ceniamo.
La mattina al risveglio si svela la bellezza di questo luogo, montagne illuminate dal sole e alberi di rara bellezza. Benchè fossimo a 1200 di altezza la temperatura era molto piacevole. Decidiamo di incamminarci a piedi verso la falesia appena sopra l’ostello chiamata Murzella, roccia di granito che gratta mani e corde ma con una grande aderenza. Rimaniamo tutta la giornata allietati da un panorama incantevole. Al ritorno c’è tempo per altre due vie in un settore più in basso. Serata con cena abbondante cucinata dallo chef Nono’.
Il giorno successivo si va in una falesia scendendo dopo il paese di Zonza chiamata ” Col de la Tana”. Siamo circondati da piante di Corbezzoli con i loro frutti maturi che non possiamo fare a meno di gustare. Qui il granito è ancora più abrasivo del solito e mette a dura prova le corde visto che le catene sono messe in posti impossibili. Al ritorno, birretta locale in un paesino lungo la strada chiamato Scopamena. Si decide poi di andare a vedere un ‘altra falesia chiamata ” A Vacca” dove andremo anche la mattina del giorno successivo con vie dal 4° al 6°.
Nel pomeriggio torniamo all’ostello e da lì a piedi al settore Filetta dove si conclude la giornata. A cena lo chef fedele alla nouvelle cuisine ci propina spaghetti con stufato di cinghiale, appezzati da ” quasi ” tutti. Abbiamo passato dei giorni veramente belli con il tempo che ci ha assistito, il sole e le stelle non ci hanno mai abbandonato e abbiamo potuto ammirare la bellezza di questa parte della Corsica.
Domenica mattina partenza prima dell’alba per arrivare a Bastia in tempo per il traghetto. Arrivati a Livorno ci siamo illusi di poter gustare una frittura di pesce dal mitico Joe Paranza ma aveva terminato tutto, non ci rimaneva che tornarcene a casa. Grazie a tutti noi per il senso di comunità che ci accompagna ogni volta che ci ritroviamo a vivere delle giornate insieme. Un ringraziamento all’instancabile Alvise , all’intrepido Simone , a Maurizio e Beo per aver partecipato a montare le vie. Alla prossima
FABRIZIO NANNURELLI














Trekking dolomitico 2024
“Tre son le cose che piacciono a me” mi verrebbe da canticchiare pensando ai giorni trascorsi in Dolomiti
(ah, sempre troppo pochi!):
-le montagne con il loro miglior vestito autunnale sono magiche e, a distanza di qualche giorno, anche la
nebbia mi pare magica e non più una compagna noiosa;
-la compagnia!!! Inizio dai compagni di viaggio, adoro tutti e tre, Pino, Eugenia e il coccige di Roberto
che ci ha offerto la scusa di far lunghe soste lungo il percorso.
Le compagne di stanza, Kiyoka e Carla e le nostre chiacchiere dolcissime prima di addormentarci.
-gli aperitivi al caldo del nostro appartamento, con il vino scelto accuratamente da Alberto, pane burro e
alici preparato da Roberto e un via vai di persone e chiacchiere e risate.
-infine la nostra guida, sempre accorta, presente e silenziosa, gentile e mai pressante, ha la capacità di
organizzare queste “spedizioni” e renderle così naturali, come se quei sentieri fossero stati lì
esclusivamente ad attenderci.
Aggiungo la quarta cosa che mi piace, la ricerca di accordare i miei passi, la mia fatica e i miei battiti a
quelli del gruppo.
Livia Carrani
Dolomiti, camminate Ottobre 2024
Siamo in 20: Alvise, Laura, Kiyoka, Tina, Lenticchia, Carla, Mario, Josiane, Livia, Edmondo, Susanna,
Pino, Eugenia, Roberto, Alberto, Gianfranco, Maria Grazia, Alessandra, Rachele, Emiliano.
Ad accoglierci i comodi appartamenti alfever nei pressi di Arabba dove un clima famigliare fa da sfondo alle nostre colazioni, preparazioni mattutine di panini, aperitivi pomeridiani con vino rosso, bianco, birre, burro e alici.
Le previsioni sono sconfortanti: tre giorni di pioggia molto abbondanti, ma Alvise ha detto “
potrebbe anche non piovere”.
Venerdì 18 ottobre
Sempre pioggia con gradi di intensità differenti, eppure con mantelle e altri dispositivi
nonostante tutta l’acqua dal cielo e rivoli da terra che ruscellano sulla roccia, la nebbia o la
foschia, la passeggiata nel bosco scorre via tranquillamente. E che bello quando siamo arrivati al lago Federa, a tratti verde smeraldo, scuro e brillante, a tratti reso arancione dalla vegetazione che lo rivestiva, è spuntato dalla foschia come un lago fatato allungandosi accanto ai nostri passi. Poi inaspettato il rifugio aperto ci ha dato tepore e ristoro.
Giunti alle auto soddisfatti, sotto una pioggia battente vedo oltre il finestrino Alvise serafico
proporre il giro delle 5 torri. Non ci crediamo ma aderiscono Lenticchia, Alberto e Laura.
Tina esclama “Babbo, noo!” Ma si sente dire “Puoi guidare tu la macchina di Kijoka e voi tornate” e così ha fatto, complimenti per l’autista.
Poi ce li siamo visti dietro, han desistito, diluviava.
A un certo punto il sole si è fatto strada, ha inondato di luce i fianchi dei monti e si sono accesi i colori dei larici d’autunno, arancioni, gialli, verdi, rossicci stupefacenti.
Sabato 19 ottobre
Senza pioggia, sotto un cielo variopinto di luci e le sfumature marroni della terra, delle erbe, degli alberi abbiamo assistito all’epifania. Le dolomiti si sono dispiegate imponenti e bellissime: rifugio Averau, monte Nuvolau, Cinque Torri. I ruscelli ripidi giù dai versanti dei monti li ho visti uguali come nei disegni naif fatti da bambini.
Noi sparsi o in fila in quell’immensità come parti in movimento e anche un tutt’uno, leggeri e
dimentichi, anni luce lontani dalla routine.
D’un tratto un po’ di pioggerella c’è stata e non ho completato il giro delle torri ed Edmondo in pizzeria mi ha così redarguita:” Chi si estranea dalla lotta è un gran fiiio de mignotta!”
Sulla via del ritorno Lenticchia ha fatto un garino prendendo una strada diversa dagli altri e
accellerando molto nella sua mente ha vinto, ma siamo arrivati pari. In macchina lo hanno preso in giro perché senza gli occhiali ha comprato la pasta per le dentiere al posto del dentifricio.
Domenica 20 ottobre
Dal Sass Pordoi ci incamminiamo su per una brughiera erbosa che sembra la prateria scozzese .
La Marmolada è lì, dietro la nebbia che non cede. Per un attimo ne scorgiamo un pezzettino. Tina
e Laura puntando il dito in quella bianca bruma dicono:” Ecco la Marmolada” che si può vedere solo con gli occhi dell’immaginazione.
Qui finisce l’avventura dell’Alta Badia e la bella compagnia che sarà piacevole ritrovare ancora.
Carla Gabrielli












Dolomiti vie lunghe Settembre 2024







Dolomiti Agosto 2024
Arrampicare sulle Dolomiti è un’ esperienza da non far sfuggire e quest’anno il caldo-issimo ne ha aumentato l’entusiasmo ed eccoci a Pieve di Livinallongo : M’ Ryuichi Alvise con Laura e Lena arrivano dalla Germania mentre Lea e Marco si trovano già in zona. Stefano J. arriva a piedi da Caprile, dopo un tratto in autostop e da Roma in treno. Valentina Bu’ e Stefano da Trevignano, con a bordo il ragù per la prima cena . Da Terni e Foligno, Fabrizio con Gloria, Danila e Alessandro S. Paolo G. e Sofia partono da Roma accompagnati da Giovanna e Greta, che staranno con noi solo due sere a cena, allietandoci con due strudel giganti.
Le cene , una meglio dell’altra e….sia chi sia ai fornelli ” Bravo Marco”. Domenica, chi arriva dal centro Italia impiega qualche ora in più del solito e non si riesce a fare qualche tiro come consuetudine optando per l’aperitivo al bar.
Da lunedì, ogni giorno si farà zazen all’aperto – colazione e partenza per le varie falesie.
Come già accaduto, il primo giorno piove e quest’anno temporale con grandine ci disturbano dopo aver fatto qualche via a Crepe de Oucera.
Aspettiamo al riparo e arrampichiamo di nuovo per smontare, ma al Castello di Andraz non è piovuto e lì ci divertiamo tutto il pomeriggio. Tutt’intorno alla falesia hanno realizzato il “Sentiero del Respiro con passerelle di legno (le corde non si bagnano più) e un percorso Kneipp del quale, alcuni coraggiosi hanno approfittato camminando nelle acque gelide del torrente.
Martedì mattina, alla “città dei sassi” ( settore Gabriel), si uniscono a noi per due giorni Lorenzo e Clelia ( con Sofia, la coppia di “belvette “)
Nel pomeriggio andiamo alla falesia “Cansla “. Auto a bordo strada, attraversiamo un ghiaione e passiamo sopra a grandi massi tra i quali scorre l’acqua proveniente da una cascatella accanto al sentiero che in 10-15 m’ di ripida salita ci porterà alle pareti.
Al ritorno , inevitabile per qualcuno , il bagno sotto alla cascata. Arrampicare sulle pareti più suggestive e godere di un panorama mozzafiato è ciò che caratterizza le “5 Torri”. Obbligati per lavori in corso a salire con la seggiovia , arriviamo senza alcuna fatica e restiamo tutto il giorno . A “Crepe de Oucera” non avevamo finito , perciò si ritorna giovedì e andiamo nel settore un poco più in alto (più impegnativo ma bello).
A metà pomeriggio concludiamo con tre viette ad Andraz e qualcuno fa la camminata nel percorso Kneipp .
Venerdì si lascia l’ostello e ci raggiungono Giovanna con Greta e Giacomo ( pronto per le vie lunghe). La falesia di Mezzocanale è chiusa per lavori quindi si va in un posto nuovo: ” Coi di Peden “
In tre minuti dalle auto al settore “Al Forte” faremo tutti 5-6 vie in un angolo protetto , tutto per noi.
E’ proprio vero che il tempo passa come una freccia e arriva per noi la fine dei giochi . Ancora insieme per birra e stuzzichini al locale Pedavena e andiamo contenti aspettando la prossima occasione.
Gloria Conti














Pace in Palestina
Non tutti sanno… Non tutti sanno e sono la maggioranza che Pace in Palestina è il nome di una via d’arrampicata sportiva storica, difficile e bella, si trova nel settore delle mummie nella falesia di Ferentillo TR, una delle più importanti del centro Italia per la sua storia, numero di vie, bellezza dei luoghi e delle persone che ci vivono. Alla fine degli anni ottanta e nei primi del novanta furono aperte numerose vie dalla guida alpina Luigi Mario tra cui quest’ultima che scelse proprio di chiamare Pace in Palestina era aprile 1988 e liberata a luglio. Questo Agosto sono trent’anni che, quasi ininterrottamente, frequento il corso di arrampicata estivo della Scuola della Montagna di Scaramuccia ed anche se non riuscirò a scalare, per una serie di motivi, ho il tempo di ripensare e ritornare a quando insieme al Maestro, una decina di anni dopo dall’apertura, la provai. Quella fu un’esperienza indimenticabile scalammo insieme come spesso in quegli anni capitava. Non riuscì a liberarla perché troppo difficile ma a montarla si con l’aiuto del Maestro e risalimmo quella via più volte trovandoci gusto con delle pause perché alcuni dei passaggi lo imponevano ma comunque alla fine del percorso ci arrivammo. E questa difficoltà che sta proprio nella volontà di arrivare alla fine della via anche con pause nei passaggi difficili che dovremmo prendere in considerazione seriamente. Quando penso al tempo che è passato Pace in Palestina è qualcosa che già da tanto tempo si chiedeva forte e il Maestro lo sapeva bene, in questo momento è ancora più che mai necessario gridarlo ancora e forte per tutte le guerre che oggi minacciano l’intera comunità mondiale. Questa soluzione è difficile proprio come la via, anche adesso lo è, ma si può arrivare alla fine con qualche pausa di riflessione e di accettazione dei propri e degli altrui limiti, bisogna provare a ritornare a quella volontà di arrivare in cima e provare anche a trovare il gusto di farlo per raggiungere quel punto più alto di umanità e poi riscendere leggeri. Ferentillo 6 Agosto 2024
Mauro Ungan “Califfo” Franceschi


Ferentillo, Agosto 2024
Sabato si riparte. E’ Sabato mattina ognuno è preso nel rimettere gli abiti nelle valigie a mettere imbraghi, rinvii e corde negli zaini, alcuni non tutti chi prima chi dopo, chi smonta le tende e riparte per tornare a casa e chi riparte per andare ad arrampicare.
C’è un clima di cambiamento diverso dalle mattine dei giorni appena trascorsi ma che lascia trapelare un atteso arrivederci denso di abbracci, saluti, sorrisi e di nuovo abbracci sul ponticello dell’albergo Monterivoso e nella piazzetta davanti al bar di Arianna. Sembra non finire mai… “ho salutato tutte e tutti, forse manca qualcuno” allora risaluto, riabbraccio e poi appena finito di rimettere tutto dentro alla macchina insieme ad Elia, salutato l’altro Riccardo che resta, diamo un passaggio a Riccardo che torna a Genova per lui un bel viaggio tra treno, autobus e per completare il viaggio un pezzo di strada a piedi. Si torna ognuno a casa ma dire “Sabato si riparte” una settimana prima è diverso certo ma qualcosa li rende uguali. Sono le stesse parole pensate e pronunciate in momenti diversi: ognuno è preso a mettere gli abiti nella valigia, alcuni non tutti chi prima chi dopo, mettere imbraghi, rinvii e corde negli zaini per andare a montare le tende e poi arrampicare e stare insieme. E’ come tornare a casa quella casa, comunità, gruppo di persone diverse che si ritrovano in un contesto in cui ci si sente bene semplicemente nel ritrovarsi. C’è chi è indeciso di partire fino all’ultimo ma poi li vedi arrivare ed è un momento di gioia, chi riparte per andare a prendere i figli per la cena dell’ultima sera e chi ritorna divertito guidando senza mani la propria macchina, trasformando la propria disavventura in risate condivise. Sempre di viaggio si parla quello del ritornare, mentre ripercorro la strada del ritorno insieme ad Elia e Riccardo non possiamo fare a meno di guardare intorno, ai ricordi gli racconto dei numerosi luoghi in cui negli anni ci siamo ritrovati organizzati in modi diversi ma sempre con grande collaborazione e partecipazione di ognuno così com’è capace o meno di fare insieme all’altra/o. Così come le persone i luoghi sono tanti e diversi ma sempre il filo rosso che unisce i numerosi anni del corso di agosto, oltre al caldo e alla sensazione del fuoco che ti brucia addosso, l’acqua del fiume Nera che la placa e in passato i fuochi che bruciano i boschi intorno e noi li a partecipare allo spegnimento, l’arrampicata, lo yoga, il tai-chi è il viaggio, la poesia e la voglia di raccontare che oggi riempie il cuore di gioia e il piacere di esserci stato ed essere piccola parte di una grande e lunga storia da conservare, riscoprire e provare a raccontare. Quest’anno è stato diverso così come tutti gli altri trenta per me e trentacinque per il corso di agosto a Ferentillo forse più. Ho avuto la possibilità di vedere e ritornare al passato attraverso le piccole passeggiate necessarie per recuperare e riprendermi dal piccolo intervento chirurgico che non mi ha permesso di scalare e fare yoga ma sono riuscito a praticare Tai-Chi, osservare i luoghi nelle brevi e contenute passeggiate e stare con le amiche e gli amici. E finalmente sono riuscito a memorizzare la forma di Scaramuccia grazie ad Alvise che ci ha aiutato e indicato il susseguirsi dei movimenti in una bella ed ampia palestra della scuola di Ferentillo gentilmente concessa. Quest’anno la potrò insegnare al gruppetto di Vetralla che dopo un lungo anno hanno imparato la forma corta e adesso non vedono l’ora di praticare quella della scuola di Scaramuccia. Il diario della scuola è l’occasione perfetta per raccontare degli innumerevoli viaggi ed è possibile scoprirla andando a rileggere i contributi che chi aveva voglia di scrivere ha messo insieme emozioni, sensazioni attraverso la scrittura del viaggio, un viaggio esteriore o interiore che sia oltre a far parte della stessa medaglia sono tutti diversi ed uguali proprio nell’essere diversi.
Mauro Ungan “Califfo”







Guillestre – un fine giugno frizzantino…
Dopo un viaggio sufficientemente incasinato, tra lavori stradali ed incidenti, un poco stanchini approdiamo a Guillestre domenica 23, giusto in tempo per preparare le nostre stanze (a Guillestre ti devi fare il letto) ed andare a cena (a Guillestre c’è la mezza pensione) .
Quest’anno siamo in 11 (Laura Lena Alvise e Fabian, Lea Marco e Lorenzo, Maurizio Alessandro Claudio e Danila), c’è poca gente, sia all’Ostello, sia in giro per il paese (a Guillestre si fanno quattro passi dopo cena) dove stasera solo i giovani maschi del gruppo(Alessandro, Fabian e Claudio) sono andati in cerca di avventura. Il cielo minaccia pioggia, siamo tutti un po’ timorosi per domani, per i giorni successivi e andiamo a dormire con le dita incrociate. Sin da subito apprezzo il piumino sul letto e la finestra, come sempre, lasciata un po’ aperta, con l’aria frizzante che circonda la stanza. Ma le minacce di pioggia non hanno avuto seguito (a Guillestre c’è sole 360 giorni l’anno) e l’arrampicata con la maglietta è stata molto piacevole i primi tre giorni, poi l’aria si è scaldata. Come negli anni passati, il nostro Maestro ha organizzato due “uscite” al giorno, (a Guillestre si arrampica mattina e pomeriggio), con pausa pranzo (a Guillestre si va al laghetto di la Roche de Rame e, clima permettendo, si fa il bagno anche al fiume prima di cena). Poiché le vie spesso non sono segnate, posso riassumere così:
I° giorno: mat. Mont Dauphin (5a, 5b, 6a, 6a, 6b, 6b+, 6b+, 6c+ 7a) – pom. Saint Crepin (6b, 6a+, 6b+);
II° giorno: mat. Le Pouit (5c, 6a, 6a, 6a+, 6b, 6b+) – pom. Conduite a Gauche (5c, 6a+, 6b) ;
III° giorno: mat. Rocher Baron (5c, 6a, 6a+, 6b+, 6b+, 6c, 7a) – pom. Buchka (6a+, 6a+, 6c+);
IV° giorno: mat. Gerò (5c, 6a, 6b, 6b+, 7a) – pom. Rue des Masques (6a+, 6b+, 6c+, 7b) :
V° giorno: solo mattina Les Traverses et la Vignette settore Jonathan (5a, 6a, 6b+ e per concludere un 6 a di spigolo 10 stelle dove sono stati fotografati tutti gli scalatori!!).
Se non ho dimenticato qualcosa, in 4 giorni e mezzo sono state messe su 43 vie, fatte non da tutti, ma quasi… un gran bel bottino!Senza accorgermene siamo arrivati a venerdì e, come tutte le cose belle, anche quest’avventura è terminata, lasciando spazio a nuove conquiste e a luoghi noti. Anche il rientro ci ha dato del filo da torcere (purtroppo per Guillestre non è ancora attivo il teletrasporto), nell’attesa…
Grazie a tutti!




Di fine settimana, in fine settimana.
Dopo qualche anno, se non erro mancavamo dal 2019, l’8 e il 9 giugno siamo tornati nel verdeggiante e ameno Molise. C’è chi parte dall’Umbria (Alvise, Laura, Lena, Gloria, Fabrizio, Maurizio) e chi dal Lazio(Ida, Stefano e Danila) e alle 10,30 siamo già sul pezzo, nello splendido scenario di Colle dell’Orso.
Questa storica falesia è situata su un altopiano piuttosto ventilato, dove si può arrampicare anche in estate, girando attorno alle numerose pareti per scegliere il blocco/settore in ombra. Di fatto sono numerosi i “blocchi”, dalla A alla Z, e i settori, da 1 a 10. Noi scegliamo “ la spiaggetta” blocco H, tutto con partenze impegnative, a partire da Il Cerchio Magico, 5c, montato da Stefano, passando per senza nome 6 a, il doppio 6 a+ e il mito della caverna 6b, messe da Alvise, terminando con Il Ritorno Di Trapanetor 5c, montato dal Principino , e un 4° .
Però alla spiaggetta, come ti sbagli, è arrivato un sole cocente e siamo andati in cerca di un po’ di ristoro, anche per i piedi, ripiegando su Pippo, Pluto e Paperina – blocco I “Walt Disney” che doveva andare in ombra …. ma più tardi.
Abbastanza accalorati, alla fine ci siamo spostati al blocco B, tutto in ombra, dove Alvise ha messo su Invito al viaggio, 5c+ di 35 metri un 6 stelle, tutto esposto, che ha fatto tornare la voglia di arrampicare a tutti, e un altro 5°, senza nome.
Soddisfatti ma assetati, ci siamo gustati una birra fresca a Frosolone per poi spostarci, per la notte, a Roccasicura, piccolo borgo dell’Alto Molise che per le sue unicità paesaggistiche e per l’uso sostenibile delle sue risorse, è stato dichiarato Riserva della Biosfera dall’UNESCO, nell’ambito del programma internazionale MAB (Man and Biosphere).
Con Gloria, prima di cena, siamo salite sul belvedere, ciò che rimane del vecchio castello, da dove si gode una piacevolissima vista sul complesso appenninico delle Mainarde-Meta e sulle vette del Parco Nazionale di Lazio Abruzzo e Molise.
Al risveglio, il borgo ancora dorme e il bar…. non apre. Si aspetta un poco e alla fine ci si leva, per cercare qualcosa da addentare. E’ così che ci ritroviamo, ai piedi delle Mainarde, in un particolarissimo ristorante/bar che sembra uscito dai racconti delle streghe.
Rifocillati, ma non troppo, ci spostiamo alla volta della falesia di Castelnuovo al Volturno. C’è chi dice che ci siamo già stati, chi invece ricorda che siamo arrivati ma siamo andati via…
Sia come sia, la falesia è bella, fresca, sopra il fiume…. Insomma, non le manca nulla. Anche le vie sono belle e impegnative. Monotiro, o di più tiri, totale di 57 vie dal 4° al 7° grado.
Noi ci siamo concentrati su Libero fix in libero parco 6a, Cava dient 5c, Chioda Giggino chioda Giggetto 5c, Bombolò 6a+, Cogliò 6a, e un 6b, per me quasi impossibile, di cui non ricordo il nome. Poi birretta e saluti che si torna a casa.
Il fine settimana successivo, sabato 15 uscita della scuola di montagna ma anziché arrivare, come previsto, fino a Monte San Vito – parete dei serpenti, ci siamo fermati a Ferentillo, settore balcone. Un po’ caldino però….molto allenante. Alvise ci ha messo su Le mutande di sicurezza 6 a, La giarrettiera di Elena 6 b, Scusa scusa Federico 6a+/6b, Specchio di faglia 6 a, Ricci e i suoi caprericci 6 a+ e Navajo 5c e poi si è andato a divertire su 7 a, mentre il Principino ha montato ‘A livella 5c. Non ancora soddisfatti, anche domenica 16 abbiamo arrampicato, sempre a Ferentillo, settore Mummie sprint, dove c’era un po’ d’ombra e un po’ di vento. C’erano anche Lea e Marco e alcuni allievi della palestra di Orvieto. Tra Alvise, Marco e Maurizio hanno messo su tutte le vie del settore e noi… le abbiamo smontate.
E adesso si che siamo pronti per la settimana a Guillestre, ma non prima di un’ultima uscita di arrampicata in Valnerina! Grazie a tutti.
Danila Bella









Sardegna 2024
Siamo in 17 ad aderire alla settimana di arrampicata sulle falesie dell’iglesiente, vogliosi di riscoprire l’isola
nell’inconsueta versione primaverile quando ancora i prati e le fioriture non hanno subito i calori dell’estate
e i turisti sono solo un lontano ricordo o una minaccia ancora da venire. Nella serata del 10 maggio ci
imbarchiamo, chi da Livorno: Alvise e Lena – Beo, Daniela, Fabrizio e Gloria – Silvia – Dona, Sandro, Veronica
e Bea; chi da Civitavecchia: Danila, Giovanni e Valentina – Giacomo, Pioggia, Stefano e Livia; con arrivo la
mattina dell’11 ad Olbia.
Ci ricompattiamo nel primo pomeriggio al B&B di Masua per sistemare bagagli e burattini prima di
avventurarci per l’impervio sentiero che conduce alle splendide pareti poco sopra le spiaggette. Poche vie
di rottura dal logorio della vita moderna e dallo stress del viaggio per resettare corpo e mente sulle semplici
priorità della vacanza: mangiare, dormire, arrampicare. Anche i telefoni smettono di funzionare creando un
magico stacco spazio-temporale. Birrette, spritz e bagno all’arenile con bar prima di rientrare.
La domenica siamo a Istentales la gola rocciosa raggiungibile percorrendo una stradina sterrata in macchina
ed un tratto a piedi – dopo la frana che anni fa ha distrutto un tratto della carreggiabile. Le lunghe vie di
tacchette in ombra e le strapiombanti al sole sembrano appartenere a due stagioni diverse. Si suda con le
canottiere al sole e si contrasta la “giannetta” all’ombra con pile e cappucci. Presto i più abbandonano la
dura lotta con l’alpe alla volta delle spiagge di Cala Domestica.
Alla guida su stradine a strapiombo sul mare lo sguardo ruba attimi di infinito tra una curva e l’altra
andando oggi verso Punta Pilocca. L’anfiteatro roccioso di placca spietata che a parte il dolore ai piedi, dà
soddisfazione e divertimento, ci accoglie solitario portandoci ad ammirare la parte montuosa e selvaggia
dell’interno. Dopo cinque/sei percorsi a testa scendiamo verso valle… l’idea è di fare altre viette a Ficus
Area ma alla fine si decide per la spiaggia di S. Nicolò – anche il mare ha i suoi diritti!
Martedì siamo alla Grotta di S. Giovanni a Domusnovas, al settore Sherwood con vie facili, meno facili e
durette, tutte piacevolmente scalate visto che, finalmente, cominciamo ad entrare in forma! Dopo una
birretta in compagnia gli equipaggi si dividono tra bagni, spesa e aperitivi.
Ancora Istentales per il mercoledì, ad un settore più in alto seguendo il sentiero che prosegue oltre la
falesia conosciuta. Queste vie che ad un primo sguardo sembrano facilotte non lo sono affatto e i tentativi
di montarle riescono solo grazie alla bravura ed all’arte di arrangiarsi dei bravi capi-cordata, ripetute con
impegno da noi secondisti. Si scende per completare il giornatone a scalare qualche altra via alla falesia più
in basso prima di disperderci per le varie destinazioni che anticipano il rientro alla base.
Cene prelibate per ogni serata a cura di Esperti Maestri Cucinieri che ci hanno rimpinzato con manicaretti
degni dei migliori programmi televisivi… La sera prima della partenza ci raggiungono Enrico e Ivana da S.
Antioco, e li accogliamo con un super primo piatto di spaghetti allo scoglio apparecchiando un simil tavolo
reale in cui ci si guarda tutti in faccia!!
Ed è già ora di prepararci al viaggio di ritorno. Oggi, giovedì, siamo alla falesia di Ficus Area di fronte
all’immensa spiaggia di S. Nicolò. Alvise monta 7 vie e tutti ne scaliamo almeno 4. Verso le 14 si rientra
all’ostello per gli ultimi preparativi.
Dalla nave in partenza, tra un lampo di faro e l’altro, osservando il tramonto che diventa crepuscolo,
ripassano negli occhi le immagini della settimana. Nel mix di emozioni/sensazioni/percezioni – movimento,
bellezza, amicizia, tristezza, stanchezza – lascio posare sul fondo le impurità per ritrovare, ancora una volta,
la piacevolezza dello stare insieme.
Dona Yoten
Sardegna 2024 – Ah! Pan di zucchero!
Mi piace. Mi piace da subito questo viaggio. Mi piace da prima di prendere il
traghetto, perché si deve attraversare il mare e dormire sulla nave, che ha
una dimensione tutta sua. Quindi sento l’emozione del viaggio e la voglia di
farlo parecchio prima di partire.
Inizio il viaggio da sola in macchina, ho appuntamento a Orvieto con
Donatella e Sandro. Il nostro equipaggio comprende anche Bea, un cane
molto “comodo”, sempre tranquilla, discreta e con una grande capacità di
comprendere e di ambientarsi in tutte le situazioni. Insieme raggiungiamo
Livorno e ci imbarchiamo sulla nave più grande che abbia mai preso: 11 piani
di traghetto. Noi finiamo con l’essere alloggiati in un loculo claustrofobico, ma
io (per il bene dell’equipaggio intero) mi sacrifico facendo l’upgrade in una
cabina extralusso che ci salverà la notte.
L’uscita dal porto commerciale di Livorno ci regala una partenza spettacolare,
con luci alla Blade Runner, una miriade di container variopinti e sottopassaggi
invisibili che conducono in luoghi immaginari.
Sul traghetto incontriamo Alvise e Lena, Fabrizio, Gloria, Beo, Daniela e
Silvia. Da Civitavecchia stanno partendo invece Giacomo, Livia, Gianfranco,
Stefano, Danila, Giovanni e Valentina. Ci ritroviamo tutti direttamente a
Masua, presso l’ostello rinominato da qualcuno “La Baracca”. L’ingresso è
dotato di guardia giurata con tanto di sbarra, che si alza ad ogni nostro
passaggio. Arrivati dove si lasciano le macchine non si capisce bene quale
sia l’ostello, sembrano uffici, invece è proprio l’ostello. La parte esterna è
carina, piena di vegetazione viva e morta, tavoli in legno e una vista
mozzafiato su Pan di zucchero (ah! Pan di zucchero!). La struttura è alquanto
decadente, o meglio fatiscente (ma non si può dire altrimenti si offendono), e
altrettanto sporca, ma noi ci attiviamo subito per riuscire ad abitarla al meglio.
Quindi si comincia con un po’ di pulizie per sentirla già più nostra. E giorno
dopo giorno, intervento di manutenzione dopo intervento di manutenzione (di
Valerio il manutentore) ci mettiamo addosso sta ”Baracca” come solo noi
sappiamo fare e il posto assume tutto un altro sapore. Certo, nel frattempo
c’è stato chi è stato sorpreso dall’acqua gelata nella doccia, chi è rimasto
chiuso nella stanza delle docce e ha dovuto fare il salto della quaglia per
uscire dalla finestra (mi sono persa il salto di Giovanni), chi al contrario è
rimasto bloccato fuori dalla propria stanza ed è dovuto passare dalla finestra
per rientrare… Ma il buon Valerio era sempre là, a lottare insieme a noi.
Insomma, il nostro soggiorno nella “Baracca” ce lo siamo conquistato pezzo
per pezzo e alla fine era un posto adatto a noi, con una ampia sala per la
condivisione dei pasti, una grande cucina con anticucina perfetta per cucinare
e spazi esterni con il Pan di zucchero davanti (ah! Pan di zucchero!) per
chiacchierare, per contemplare, per lo yoga e per la meditazione mattutina.
Le camere poi avevano ognuna un nome da scout, e io ero nei granchi, con
Beo, Daniela e Sandro. Alla fine si è creata la solita armonia in cui ognuno fa
qualcosa per sé e per la comunità, tutti si muovono su strade che si
incrociano e si convive con rispetto anche nella diversità.
Abbiamo arrampicato molto in questa settimana, in posti splendidi con vie e
roccia di ogni tipo. Con paesaggi mozzafiato come il primo giorno al Castello
dell’Iride sopra Masua, una placca con gocce ma non solo. Per due volte
siamo stati a Gutturu Cardaxius, nei settori di Istentales e Piazza Pulita, vie
lunghe e impegnative di placca e non. A Punta Pilocca con quelle placche in
cui bisogna fare un atto di fede sui piedi accarezzando con le mani la parete,
ma i piedi reggono tutto grazie a una roccia dal bellissimo grip. Poi alla Grotta
di S. Giovanni nel settore Sherwood Area su una roccia meno grippante e a
S. Nicolò nel settore Ficus Area, con vie più abbordabili che ci hanno
aumentato l’autostima prima di rientrare.
Io ho tanta voglia di arrampicare in questo periodo e in Sardegna me ne è
venuta ancora di più. Mi sembra che qualcosa si stia ‘scastrando’ e che
cominci a capire un po’ meglio, anche ascoltando i preziosi consigli di Alvise
e delle persone con più esperienza e capacità di me. Allungare il movimento
ed estenderlo fino a trovare l’appiglio giusto. E’ un atto di fede sui piedi,
sempre.
Abbiamo arrampicato ma ci siamo ritagliati anche del tempo per un tuffo al
mare al ritorno dalle falesie. Le più accanite fan della spiaggia erano Lena e
Danila e Livia, ma anche Giacomo grande nuotatore, Giovanni, Beo e
Daniela e Valentina. Io anche ho fatto il bagno quasi sempre, rimette al
mondo con quell’acqua fredda e rigenera soprattutto mani e piedi dopo
lunghe giornate in falesia. Eravamo in spiagge bellissime, a Masua, Cala
Domestica, S. Nicolò e Iglesias.
Insomma, una vera e propria vacanza, piena e variegata, con serate
particolarmente divertenti in cui ho avuto l’occasione di conoscere persone
nuove e approfondire la conoscenza di chi conoscevo ancora poco. E sempre
quella sensazione di vivere la vita vera, quella che mi piace, di vedere qui il
mondo come dovrebbe essere, con diversità che si rispettano e condividono,
similitudini che si trovano e con le esperienze di ognuno che si intrecciano e
ci arricchiscono di conoscenze, perché ognuno ha una storia da raccontare e
qui si trova sempre qualcuno con la voglia e la curiosità di ascoltarla.
Veronica Pinci














Pasqua a Scaramuccia
La Pasqua, come il capodanno, è un appuntamento che ormai aspetto di
passare a Scaramuccia. Mi piace pensare che sia naturale incontrarci là, in
un luogo che sboccia di primavera e che pullula e pulsa di un’energia dal
sapore antico.
Sono solo tre giorni, che però sembrano una settimana, perché il tempo si
dilata quando si fanno attività disparate e in posti diversi; e quando si dorme
nello stesso luogo accumulando abitudini dai gesti consueti ed esperienze da
ricordare.
Quest’anno eravamo io, Elia e Noa, Alvise, Laura, Lena, Gloria, Fabrizio,
Beo, Lea, Marco, Maisa e Francesco-Lenticchia. Ci hanno raggiunto Simona,
Daniela e Mauro-Califfo nei giorni di arrampicata.
Il primo giorno ci siamo dati appuntamento direttamente sotto la falesia, le
Gole del Forello, vicino a Orvieto. Abbiamo arrampicato avvolti da una cappa
sabbiosa di Scirocco, che ci ha permesso comunque di trascorrere una
giornata tranquilla e serena sulla roccia e di arrivare di pomeriggio a
Scaramuccia.
Pasqua a Scaramuccia per me significa Tai Chi. Si fa il pomeriggio di ritorno
dall’arrampicata, nello Zendo piccolo. Quest’anno è stato ancora più
interessante dell’unica altra volta in cui lo avevo provato, sempre a Pasqua. Il
Tai Chi è una disciplina complessa e articolata che non sempre è semplice
seguire ed eseguire, almeno per quanto mi riguarda. Bisogna resistere
mentalmente a una lunga sequenza piena di movimenti e intenzioni.
Spostamento di piedi e mani da accordare, respiro e comprensione
dell’intento. E’ un bel momento da condividere con gli altri e un impegno che
sarebbe bello portare avanti con Alvise.
Dopo il Tai Chi è il tempo delle chiacchiere e dell’aperitivo.
A Scaramuccia si sta bene. Ci si muove nell’aria e sulla terra in modo
naturale e familiare, ognuno trova la sua strada da percorrere. Ci si muove in
libertà ma nel rispetto degli altri e del luogo. Si risparmia l’acqua con i secchi,
si dorme sui tatami col sacco a pelo, si gioca a ping pong con quelli forti e si
sta insieme a cena e dopocena, fuori sotto la tettoia.
Questa volta con Elia e Noa abbiamo dormito nello Zendo piccolo, dove si fa
Tai Chi, per far dormire un po’ di più i bambini la mattina. Eravamo solo noi e,
a dispetto delle mie preoccupazioni, siamo stati molto bene, in un
microcosmo che è diventato sempre più accogliente e che ci ha fatto dormire
bene e sognare molto.
Per il secondo giorno di arrampicata siamo andati sul Monte Amiata, in
macchina con Lea. Di solito fa un gran freddo sull’Amiata a Pasqua, ormai lo
sappiamo. Ma quest’anno arrivavano solo sporadiche e inquietanti raffiche di
vento, che poi si acquietavano, alternate a sprazzi di sole che ci restituivano
la speranza di un po’ di calore. Poi il vento ci ha portato anche due amici
importanti venuti dal nord, Maisa e Francesco-Lenticchia, che ci hanno
raggiunti là all’Amiata, tra alberi e rocce con buchi giganti che mi fanno
pensare ai teschi della nave di Willie l’orbo.
Nel viaggio di ritorno a Scaramuccia c’è stato un incidente di percorso che ci
ha un po’ scossi, con la nostra Gloria che si è lanciata in soccorso (perché è
sempre solerte nell’aiutare gli altri), supportata dal valoroso Fabrizio e dal
sempre operativo Beo. Fortunatamente non è andata nel peggiore dei modi e
ci siamo ritrovati a parlarne insieme a Scaramuccia dove il mistero della
dinamica ci è stato finalmente svelato.
Quindi di nuovo il Tai Chi, l’aperitivo e una cena ricca di emozioni e risate in
cui io (checché ne dicano gli altri) ho solo spizzicato qualcosa perché non
avevo molta fame. Una cena piena di parole e confidenze, perché qui (per chi
c’era) si parla e ci si capisce al volo, tra tatuaggi di mandarini, aragoste
volanti e l’angolo della cultura.
E poi è già Pasquetta, è già l’ultimo giorno. Lo dicevamo in macchina con
Beo che ci vorrebbe qualche giorno in più prima di tornare a casa. Ma questo
è, e si va ad arrampicare a Collicello, verso Amelia, in una falesia nuova.
Seguiamo le spiegazioni dettagliate di non so quale guida che però ci
conducono, e contestualmente abbandonano, al parcheggio delle macchine
sulla destra. Quindi da lì procediamo per tentativi alla ricerca della parete,
con Elia che pieno di voglia di arrampicare, o anche solo di stare sotto le
pareti ad aspettarci, sentenzia: “Vabbè, la falesia non l’abbiamo trovata, a sto
punto torniamo così vi andate a fare la solita birra”. Fatto sta che la falesia,
gira che ti rigira, tra campi di orzo che sembrava grano e sentieri più o meno
battuti, l’abbiamo vista da lontano e alla fine anche trovata (grazie a un
manipolo di esploratori all’avanscoperta capitanato da Alvise e Fabrizio e
seguito da Elia e Noa) ma comunque ci è rimasta inaccessibile. Restano la
bella passeggiata e l’avventura vissuta dai nostri più piccoli esploratori.
E pensare che il primo giorno Elia e Noa non volevano venire. E al terzo
giorno invece si sono lanciati alla ricerca della parete perduta dietro a
Fabrizio, affidandosi e fidandosi delle persone che ci sono. Piano piano,
quando siamo qui, vedo cambiare i loro volti insieme al mio animo (perché
non vedo il mio volto). Giorno dopo giorno ci ambientiamo, acquisendo
abitudini e movimenti familiari, ci distendiamo nella fronte e negli sguardi.
Ritroviamo il giusto modo di comunicare e ci raccontiamo meglio. Nella
natura e con le persone importanti. Ci ambientiamo e ci affidiamo, perché loro
ci sostengono e noi li sosteniamo, loro ci sorridono e noi ridiamo.
Quindi, dopo la parete perduta, decidiamo di andare tutti a Ferentillo per fare
due tiri, ma il meteo non ci assiste e, come predetto da Elia, davvero ci
andiamo a fare la nostra solita birra, dal solito Luca. Poi ci salutiamo e
ognuno torna alla propria vita con la certezza e l’intento di rincontrarci presto.
Noi ancora no, noi ancora non torniamo, perché ci aspetta un’altra serata
speciale in una casa speciale, dove si sente odore di fuoco e dove sono
sempre felice di tornare. Grata della forte amicizia e dell’accoglienza ancora
familiare.
Si cantava di nuovo Calcutta nello Zendo piccolo nei giorni di Pasqua:
“Ma te la immagini una vita senza di me?” chiede lui,
“Non me la immagino una vita senza di te, e non me la voglio neanche
immaginare”, viene da rispondere. Dove il “te” racchiude tutto questo, uno
stile di vita, una rete di relazioni, di risate, di bene dato e ricevuto.
Basta un sacco a pelo e la vita vive i suoi momenti, con la pienezza in ogni
gesto.
Tutto questo mi riporto a casa dalla Santa Pasqua a Scaramuccia, e anche
un’overdose di capocollo e pizza al formaggio che credo non mi passerà
prima della prossima Pasqua.
Veronica Pinci






Sci fuoripista a La Grave 17-20 marzo 2024
Riprese e montaggio di Filippo Federici
Toscana 24 e 25 febbraio 2024
Dai Lenticchia’s!
Verso Lucca per la prima volta, ed è quasi primavera. La mimosa è già sfiorita, ma a Sant’Anna non lo sanno.
Nebbia, umidità, freddo e qualche goccia di pioggia non ci impediscono di arrampicare e ci permettono di congelare i bambini al punto giusto, né troppo, né troppo poco.
Non so cosa ne direbbero Elia, Noa e Lena, io comunque penso che siano bravissimi ad aspettare là sotto che “io mi faccia i comodi miei ad arrampicare e fare quelle cose là”, come mi viene fatto notare da uno dei miei figli. Ma sempre per piantare il seme della montagna e dell’arrampicata in loro, io insisto e mi becco cotali esternazioni.
Al ritorno dalla falesia con Elia ci siamo anche “persi” sbagliando sentiero ed è stato un bel momento passato insieme, condiviso a cercare la soluzione e a sorridere dello “scampato pericolo”.
Il viaggio è stato intenso, siamo partiti solo ieri ma mi sembra passata una settimana.
Sono partita molto contenta di andare verso Lucca, di andare a casa dei Lenticchia’s! (come dice Laura).
Con Francesco, Maisa, Tina e Teresa ad accoglierci come solo loro sanno fare, perché hanno il cuore grande, ed io per questo proprio là volevo venire! Ospiti generosissimi, ci hanno ceduto tutte le loro stanze, ogni spazio della loro casa, bellissima e piena di calore e di orizzonti mozzafiato (e anche dotata di uno spettacolare monobagno).
Come al solito durante la serata si è magnato e si è bevuto più che a sufficienza, in un ambiente tanto familiare e rilassante che sembrava fossimo lì da sempre. Nel pentolone poi Maisa ha infuso cannella, ginger, chiodi di garofano e limone e così, ringraziandola dei momenti passati insieme e della sua pozione, ho raggiunto Elia e Noa che già dormivano.
Il giorno dopo, tra limoni trafugati e profumo di arance amare, siamo ripartiti per arrampicare e di nuovo abbiamo arrampicato il giusto in un posto niente male, addirittura con sprazzi di sole ben visibili.
Io da qualche tempo ho ripreso ad arrampicare un po’ di più e finalmente riesco a godermi le salite abbandonando aspettative e frustrazioni. Ci provo, vado e, vada come vada, alla fine mi diverto e sono contenta. Mi diverto con quella leggerezza che “ti fa salire in cima ma anche ritornare”, conquistata piano piano nelle settimane di Ferentillo – e non solo.
L’arrampicata è sempre stata per me una sorta di terapia. Mi pone davanti ostacoli da superare, enigmi da risolvere, difficoltà da affrontare. Bisogna trovare una soluzione, altrimenti non si procede. Ma se si punta troppo l’attenzione sull’enigma (come chi guarda il dito che indica la luna) ecco che l’ostacolo diventa insormontabile, perché non si riesce a guardare oltre. Allora può venirci incontro quella leggerezza che aiuta a soffermarci il giusto tempo sulle difficoltà, e poi cercare solo di procedere in qualche modo, magari anche nel modo sbagliato, o di non procedere affatto e di fermarsi. Perché si va avanti comunque, in un modo o nell’altro; e ci si diverte di più; e ci si diverte di più cantando Calcutta con un grande amico sul sentiero in salita, perché davvero “il mondo è un tavolo e noi siamo le piccole briciole”.
Ci si diverte di più condividendo il viaggio con Danila, grande inseguitrice alla guida e nei sogni, grande giocatrice al gioco degli animali e al Mikolone, un gioco di canzoni che di sicuro mi rivenderò al prossimo viaggio in macchina.
Ah la macchina! I miei ritorni in macchina sono sempre un po’ movimentati. Questa era la volta dell’acqua che non c’era più. Sarà che la voglia sarebbe di stare ancora in giro e non valicare quel confine dopo Orte…ma per dirla alla Baustelle “niente dura per sempre, finisce ed è meglio così”, comunque alla fine le mie macchine a casa mi ci riportano sempre.
Quindi si torna, con l’animo un po’ più leggero di quando sono partita, sono grata ancora una volta di far parte di questa comunità, che mi sostiene e mi nutre, formata da persone, legami e sentimenti che sono ormai radicati nel profondo.
Quindi un grazie a tutti quelli che c’erano: Alvise, Laura, Lena, Francesco, Maisa, Tina, Teresa, Danila, Gloria, Fabrizio, Beo, Daniela, Regina, Ida, Valentina, Marco, Lea, Francesca, Io, Elia e Noa e di passaggio Jonathan e il piccolo Romeo. Ah dimenticavo Alcide! Qui mi sento parte della natura umana e parte della Natura del mondo. Divengono naturali i rapporti con le persone e mi piace sporcarmi di terra.
Veronica Pinci








Chamonix 2024
Tornare in un posto che, per una settimana all’anno, sembra sempre casa; una settimana alla quale non riesco a rinunciare nonostante gli impegni lavorativi ed universitari si facciano più intensi, una settimana alla quale mi sento di non dover rinunciare poiché è sempre una grande lezione di vita.
Details
In queste settimane ritrovo il piacere per le cose semplici e anche per le cose meno semplici, come la neve ghiacciata della pendant, per le piccole emozioni ma anche per le piccole delusioni, come essere stata battuta da Fabian nella gara di velocità. Ritrovo il piacere per l’essenziale, che ogni tanto nella vita di tutti i giorni tende a sfuggirmi. Sono riuscita a godermi ogni curva fatta sugli sci, ogni caduta, ogni partita a ping pong, ogni intruglio francese non troppo buono, ogni persona con la quale ho condiviso questi giorni e alla fine devo dire che anche il buco in cui sono caduta non era così male.
P.S Non conosco sensazione più bella e al contempo faticosa di mettersi gli scarponi tutte le mattine ed arrivare agli impianti con gli sci sulle spalle. Scherzo ho detto una cavolata, la conosco eccome: prendere la prima ovovia della giornata e salire sull’ultima prima che la luce se ne vada.
Tina Sassetti









Da Gelagna al Solenne, senza passare per La Fortezza dal 26 dicembre 2023 al 1° Gennaio 2024
Mi è sempre piaciuto molto il Natale, l’albero, gli addobbi, le luminarie, i pensierini…. l’aspetto laico della festa. E così anche quest’ anno, a Roma, ho fatto un bell’albero e trascorso Vigilia e Natale in famiglia. Poi la sera del 25 sono scappata in Valnerina, per poter partecipare all’uscita del 26 dicembre a Gelagna.
Speravo di poter ospitare da me Veronica, che voleva fare i tre giorni di arrampicata in calendario(26-27-28/12), ma purtroppo si è presa l’influenza.
Details
Peccato, perché questa è stata proprio una bella giornata di arrampicata con Gloria, Fabrizio, Maurizio, Beo, Lea, Marco, Laura e Alvise, anche se all’inizio abbiamo rischiato di vedere disperso il Principino, che ha preso un sentiero sbagliato e si è dovuto fare una bella sgrufolata per trovarci, visto che era quasi arrivato a fondo valle….
Come sperava il nostro Maestro Alvise, c’eravamo solo noi, c’era il sole e l’aria era tiepida, il che gli ha permesso di montare 6 vie, dal 5c al 6c+, mentre Beo ha messo su un bel 6a+. Insomma ci siamo divertiti a scalare su questa parete che, anche nelle vie più facili, non ti regala nulla. Poi siamo tornati alle macchine ammirando i Sibillini imbiancati, sosta al bar e saluti con appuntamento per il giorno successivo alla falesia La fortezza, dove non sono potuta andare.
Però ho fatto carte false per essere presente il 28 a Grotti, anche se il clima di partenza era veramente ostile: 2 gradi e nebbia fitta fino al tunnel prima dell’incrocio per Grotti, ma poi tutto sole …. o quasi.
Oggi siamo in 13: Aida, Gloria, Fabrizio, Maurizio, Olivia, Gianfranco, Lea, Kyoka, Tony, Livia, Laura e ovviamente Alvise.
Grotti Iniziazione è una falesia storica, si dice sia un po’ troppo piena di Romani…. ma a me, che so’ de Roma, me piace! Ci siamo concentrati sulla parte sinistra della falesia, con vie un po’ più abbordabili(dal 5c al 6b+?) rispetto alla parte centrale(7c a gogò). La nostra guida ha messo su 8 vie e penso proprio che tutti le abbiamo fatte quasi tutte. Sicché, dopo 5 ore di incessante arrampicata ci siamo salutati (al bar), dopo alcuni chiarimenti su “chi porta cosa” per la sera del 31 dicembre a Scaramuccia.
Sono ormai diversi anni che passiamo insieme la notte di Capodanno, mangiamo, parliamo, ridiamo, brindiamo e facciamo un grande falò per bruciare tutto il vecchio e predisporci ad accogliere tutto il nuovo. Così, anche quest’anno, che dovevamo essere pochi, eravamo credo in 27 davanti ad una tavola imbandita di prelibatezze: Regina, Beo, Fabrizio, Gloria, Luigi, Eva, Alida, Adeila, Matilde, Pietro, Francesco, Valentina, Daniele, Olivia, Gianfranco, Maurizio, Veronica, Noa,Elia, Lena, Laura, Alvise, Silvia, Kyoka, Lea, Marco e la sottoscritta (spero di non avere dimenticato qualcuno). Come da prassi, il primo giorno del nuovo anno camminata al Monte Solenne, qualche disperso dalla sera precedente e qualche new entry( Donatella, Irene, Rossella, Giovanni e Califfo).
C’era una bella nebbia che personalmente ha reso meno difficoltosa la salita e in poco più di due ore siamo saliti e discesi tutti.
E per finire ,da Luca, accogliente oste dell’hotel Monterivoso, dove abbiamo dovuto smaltire tutto ciò che non eravamo riusciti ad ingerire la sera prima.
Grazie a tutti, è sempre bello stare insieme a voi e nell’attesa di passare ancora delle piacevoli giornate insieme, buon anno a tutti!
Danila












Sperlonga e Supino 25 e 26 novembre 2023
Sabato mattina si parte presto da Terni per raggiungere il resto del gruppo alla Piana di Sant’Agostino, vicino a Sperlonga; io sono in auto con Maurizio, Donatella e Bea. Siamo in anticipo rispetto agli altri, ma un paio di contrattempi ci fanno arrivare all’appuntamento giusto in tempo per salutare Alvise, Laura, Lena, Fabian, Pietro, Danila, Simone, Valentina e Matteo, prendere una tiella e incamminarci per il sentiero verso le pareti.
Details
Notiamo che questo fine settimana molti arrampicatori soprattutto romani si sono dati appuntamento a Sperlonga, Alvise ne saluta parecchi e li incontriamo nel parcheggio, nella lunga fila sul sentiero e li sentiamo parlare, già sulle pareti.
Si arrampica nella falesia dell’Avancorpo di sinistra, io, Danila, Donatella e Bea facciamo qualche deviazione imprevista lungo il sentiero; Simone coraggioso decide di prenderlo dall’alto, con conseguente discesa avventurosa dal tettino roccioso alto tre metri.
Siamo tutti sotto le pareti: Alvise, Maurizio e Pietro scelgono le vie da montare, gli altri fanno sicura o preparano il caffè: la vista verso la spiaggia è come sempre mozzafiato, il tempo è bello, ci arriva notizia che altrove nevica. Invece la temperatura per noi è piacevole, almeno finché non si fa ombra e invidiamo un po’ gli arrampicatori di fronte, ancora al sole.
Rimaniamo comunque sotto le pareti finché c’è luce, a scalare le belle vie che Alvise, aiutato da Pietro, non si stanca di montare. Il tramonto è spettacolare, Pietro lo riesce a vedere e immortalare dall’alto in foto e video anche per noi.
Scendiamo alla spiaggia e i giovani hanno il coraggio di tuffarsi in acqua seguendo l’esempio di Alvise. Raggiungiamo il resto del gruppo al bar per una birretta, salutiamo Matteo che il giorno successivo non ci sarà e andiamo alla casa che ci ospiterà tutti in due comodi appartamenti. Si tifa Sinner e Sonego e si cena con una pasta e una verdura ottime, preparate dalla famiglia Mario. Qualcuno va a dormire e qualcuno rimane a confrontarsi con discorsi sinceri fino a tardi.
La mattina siamo anticipatamente pronti a raggiungere la falesia di Supino alta, insieme a Veronica che ci incontra sulla strada. Il sentiero di avvicinamento pieno di foglie colorate è in salita ma breve. Le vie sono impegnative da montare, ma per me che vado da seconda, la placca tiene tantissimo e mi diverto a scalare fino alla fine, insieme a Valentina, Danila, Alvise e Pietro, resistendo ad un’aria fredda che colpisce quando si è in ombra. Qualcuno, battendo i denti e per evitare il congelamento di Bea, ha già raggiunto l’auto con un po’ di anticipo.
Prendiamo un ultima birretta insieme, ci salutiamo e si torna a casa: ho le mani graffiate, sono stanca e soddisfatta per un fine settimana bello per l’arrampicata e bello per la compagnia.
Stefania Paolucci
Da Sperlonga a Supino 25 e 26 novembre 2023
Lo scorso fine settimana con Alvise e famiglia al completo, Pietro, Valentina, Simone, Matteo, Stefania Maurizio, Donatella, siamo stati fortunati ed abbiamo potuto arrampicare al sole.
Details
Sabato Sperlonga, avancorpo di sinistra, a picco sul mare blu. Era da un po’ che non ci venivamo. Belle vie, quasi tutte con partenze “articolate”. La roccia ha ancora un’ottima aderenza e le vie sono belle placche verticali a piccole gocce per la “gioia” delle dita e soprattutto dei piedi, che qui sono basilari. Insomma, Alvise ha messo su 8 vie, dal 6 a al 7 a (+ lo Spigolo di Ferrante al settore superiore che ha fatto solo Lena), e tutti si sono dati un gran da fare fino al tramonto.
Sono scesa da sola, con calma, alla luce calda del crepuscolo, ammirando i colori e annusando i profumi della macchia, resi più intensi dal calore della giornata, pensando alla fortunata casualità che mi ha fatto incontrare l’arrampicata, che mi diverte e mi stimola, e questo gruppo che riesce ancora a stupirmi per la sua accogliente eterogeneità. E per finire, c’è anche chi è riuscito a farsi un tuffo!
La serata trascorre piacevolmente, sembra di stare a casa. Divano, TV con finale di coppa Davis, c’è chi segue con entusiasmo lo scontro di tennis, chi chiacchiera, chi cucina. A dirla tutta Alvise non ha solo organizzato l’uscita ma ci ha proprio coccolato preparando in anticipo, con Laura, anche la cena. Poi tisana e tutti a letto.
Domenica colazione veloce con la Mantovana di Stefania e si parte alla volta di Supino alta, a 970 metri sul livello del mare, che si fanno sentire. C’è un bel sole ma… in giro, solo felpe e giacchette e di fronte a noi la catena dell’appennino imbiancata di fresco!
Riaffiorano ricordi un po’ lontani, quando con Laura Salvi venivamo qui nei caldi pomeriggi estivi e restavamo fino all’ultima traccia di luce, per poi tornare con le frontali alla macchina, soddisfatte delle nostre scalate… che tempi!
Questo settore quindi lo conosco bene, ha una roccia molto compatta con placche, verticali o appoggiate, e anche oggi si deve fare un uso sapiente dei piedi. La guida, con il supporto di due volenterosi (il giovane Pietro e l’intrepido Principino), mettono su 6 vie tra il 5c e il 6b. Ma il fresco venticello che si è alzato convince velocemente alcuni ad abbandonare la posizione mentre altri continuano imperterriti… per smontare tutto. Ci si saluta al bar con la storica birretta e il new entry spritz.
Grazie a tutti.
Danila













Monte Soratte e Monte Aspra novembre 2023
di Donatella Yoten
Due belle giornate tra il Monte Soratte e l’Aspra.
Details
Con Principino ci vediamo al cimitero di Terni alle 8.30 e in poco più di un’ora siamo al paese di Sant’Oreste (Roma) alle pendici del Monte Soratte. Silvia è già avviata verso la falesia mentre con Alvise, Laura, Fabrizio, Danila, Simone, Ida, Livia, Sandro e Toni ci prendiamo un caffè prima di avviarci per la stradina asfaltata che ci porterà, dopo svariati tornanti e un notevole dislivello, alla falesia di oggi. Ci raggiungerà Giuseppe di Ferentillo dopo mezzo turno di lavoro all’Acciaieria.
Le vie, non lunghe ma ben fatte, sono caratterizzate da calcare compatto di placca ruvida e risultano gustose anche se, a detta del Prince, in ognuna c’è da affrontare un passaggio di un grado e oltre superiore al tenore del percorso. Per noi “secondisti” il problema non si pone e scalate le vie nel primo anfiteatro ci spostiamo alla nicchia dietro l’angolo per divertirci sui bei 6a+, 6b+ e 6c… oltre a un 7b+ che lasciamo volentieri ad Alvise. Dopo il panino che si addenta dinnanzi ad un attento pubblico canino al quale è inevitabile sganciare l’obolo, si scala ancora qualche vietta nel primo settore, come defaticamento e si intraprende il sentiero del ritorno che scendendo permette allo sguardo di spaziare sullo spettacolare panorama sui paesini romani arroccati sulle colline circostanti, degradando fino al mare che si intrevede luccicante in lontananza. Al popoloso paese di Sant’Oreste scegliamo uno dei tre bar a disposizione. Tavolini all’esterno per birretta e varie a chiudere una bella giornata di arrampicata. E’ ormai notte quando intorno alle 18 siamo di ritorno a casa.
Per la domenica “ci starebbe bene una camminata” dice Alvise. Detto fatto! Ci diamo appuntamento in piazzetta a Ferentillo alle 10.30 con Edmondo, Susanna, Irene, Stefania e Principino – cani Tina e Bea – e decidiamo per il Monte Aspra partendo da Colleolivo. I bravi piloti riescono a percorrere con le macchine la strada bianca e sassosa, sconvolta dalle recenti piogge, che oltre l’abitato si inerpica risalendo la montagna fino all’ultimo fontanile, permettendoci di risparmiare energie che poi spenderemo camminando per il lungo sentiero che porta in vetta. Il vento ci isola nell’imbacuccamento delle mantelle, giacche e cappelli antipioggia indossati in previsione di precipitazioni che non ci saranno. Immersi nel passo e nel respiro avanziamo risalendo chine pratose, scoprendo scorci di vedute sui monti della Valnerina e sugli abitati che a tratti appaiono tra le nuvole spostate velocemente da ventate poderose. La nostra vetta è nel bosco, poco prima della cima ufficiale, dove riusciamo a rifocillarci senza volare via.. c’è persino il caffè!
Si scende veloci che in piazzetta ci aspettano Laura e Fabian per la birretta d’obbligo e i saluti.
Due belle giornate tra arrampicate e camminate immersi nella natura. Grazie Alvise.





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Isola d’Elba 29-31 ottobre 2023
di Danila
Dopo tanto tempo, eccomi di nuovo qui a scrivere di una bella uscita di arrampicata all’Isola d’Elba.
Certo la sveglia è suonata presto domenica mattina (la mia alle 4,30), ma con l’aiuto del ritorno all’ora solare e con la curiosità e l’entusiasmo di chi va in un posto sconosciuto, sono partita per l’appuntamento al porto di Piombino alle 9:30.
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Bel gruppo, 13 adulti (Alvise, Kiyoka, Laura, Gloria, Fabrizio, Maurizio, Lenticchia, Ida, Beo, Mia, Alessandro, Silvia e Danila) e 3 ragazzini (Lena Elena e Carlo), tutti ben stipati in 4 macchine.
Il mare un po’ mosso ma la giornata è bella. Certo, c’è un bel vento che però non ci impedisce di respirare abbondante iodio sul ponte del traghetto ammirando le coste.
Sbarco veloce e attraversando da nord a sud la verdissima isola d’Elba e percorrendo parte della bella costa, in poco tempo arriviamo alla falesia di Fetovaia, settore 4, praticamente piedi nell’acqua!
Il mare è spumeggiante, ma qui arriva solo qualche timido schizzo, e il panorama è splendido. La parete è riparata dal vento, si sta bene in canottiera, chi può anche senza. Velocemente la nostra guida e due volenterosi, mettono su praticamente tutte le vie del settore(7) dal 5c al 7a+ che non sono lunghe ma intense e dopo tanto tempo che non arrampicavo sul granito devo ammettere che è particolare e affatto scivoloso. E’ un tipo di roccia con forme più geometriche, con fessure o spigoli e in mezzo placca liscia su cui non si sale. Tecnica e tigna oserei dire, mi piace!
Lentamente il sole scende verso l’orizzonte e i piedi chiedono una tregua dalle scarpette… Una cena e un po’ di chiacchiere e poi purtroppo… pioggia. Tutti a nanna sperando che le intemperie si scatenino e si esauriscano nella notte.
Non è proprio così e al mattino, con un meteo non proprio clemente, si va al settore Monte San Bartolomeo in cerca di altro granito, tanto non piove.
Camminiamo per circa un’ora in salita su un bel sentiero dai profumi mediterranei, sotto un cielo grigio scuro, dalle nuvole veloci e anche un poco basse, fino ad arrivare ad una sella dove il vento tira così forte che ci sposta. Pioviccica un poco e troviamo tutti riparo dietro l’unico muro della vecchia chiesa romanica di San Bartolomeo rimasto fortunatamente in piedi. Poi Alvise, che è andato in avanscoperta per verificare la fattibilità, ci conduce sotto la parete di arrampicata.
Qui non piove e c’è poco vento, ma il granito non asciuga rapidamente e le vie sono belle… scivolose. E non parliamo degli spit e delle soste “un po’ datate” e da attrezzare. Nessun volenteroso oggi ad aiutare Alvise che mette su un 6b+ e un 5c. Alcuni rimangono ad arrampicare mentre altri, appagati dalla camminata decidono di tornare a valle.
Tra spostamenti, docce, cena e chiacchiere il tempo passa, una tisana calda e buona notte a tutti.
Il risveglio di martedì mattina mi riconcilia un poco con questa Isola che di fatto non ho sentito “isola”, ma un prolungamento della costa Toscana. Apro la persiana e trovo il mare blu della bella baia di Lacona, il cielo azzurro, il sole raggiante e i colori nitidi del dopo pioggia. Vorrei restare ancora per scoprire altri posti, ma l’agenda prevede una arrampicata in continente, più precisamente a Gavorrano, dove arriviamo con un po’ di fatica per via del fatto che ieri i traghetti non sono partiti e oggi sono pieni.
Però arriviamo, dopo una traversata preannunciata come turbolenta ma di fatto piacevole siamo a Gavorrano-MaremmAnna, dove ce n’è per tutti i gusti, dal 5a al 7a e con la consueta allegria, semplicità e calore riscaldiamo e ci facciamo riscaldare da questo settore, non proprio banale.
Le giornate si stanno accorciando ed è già arrivata l’ora dei saluti.
Tempus fugit! Questi tre giorni sono proprio volati.
Grazie Maestro Alvise e grazie amabili compagni di avventura, spero a presto per scoprire nuovi sitii e nuove emozioni.

















Abetone 13–15 Ottobre 2023
di Veronica Pinci
All’Abetone per la prima volta, ed è subito autunno.
……
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Siamo in un luogo sospeso nel tempo e nello spazio (anche nella nebbia a volte), me lo avevano detto, ma è proprio così.
E al di sopra di tutto, c’è Massimo (gestore del rifugio).
Come accade di solito in queste occasioni, tutto scorre con quel senso di naturalezza e familiarità che è quasi disarmante, tanto può sembrare assurdo nella sua semplicità e nel suo calore. Io non partecipo più quanto vorrei alle iniziative di arrampicata o montagna con Alvise, ma ogni volta sono lì, ovvero qui, tra di voi, noi, con una tale pienezza e leggerezza che mi porto dietro al mio rientro a casa una grande bolla di ossigeno che impiega qualche tempo ad essere consumata (dopo la settimana di Ferentillo la cosa è eclatante). E oltre alla bolla di ossigeno è forte il sentimento di gratitudine.
Stavolta ero con Elia e Noa e siamo riusciti, con gran soddisfazione di tutti e tre, a conciliare i nostri bisogni e desideri, tra camminate in solitaria, camminate di famiglia e maratone di giochi da tavola (con il buon Ercole e Fabian e Lena sempre presenti).
Saper capire quando fermarsi. Unire la montagna al mondo dei bambini. Piantare un seme di montagna nelle loro vite.
E’ stato il viaggio di ritorno nella mia macchina miracolata a scatenare queste riflessioni, cantando a squarciagola canzoni di Battiato. Tre frasi si sono soffermate nella mente, e il pensiero si è fatto considerazione. “sentivo parlare piano per non disturbare”
C’è rispetto qui, per le persone che si hanno intorno. Rispetto, considerazione e attenzione. Il rispetto richiede una certa sensibilità. E le persone qui ne hanno.
C’è una pura curiosità per le vite altrui. Perché ci interessa come stanno gli altri, non se ne parla per parlare, ma perché ci stanno a cuore.
E c’è un legame solido, un senso di appartenenza, un mutuo soccorso, un prendersi cura che mi fanno emozionare, che mi fanno sentire in qualche modo protetta e al sicuro. Io e anche Elia e Noa (guardo dalla finestra qualcuno che insegna a Noa a fare il fuoco, sento parlare Elia del libro che sta leggendo, ci si preoccupa di calmarli e farli mangiare se sono arrabbiati, di mettere da parte del cibo vegetariano, di aiutarli a camminare se non hanno voglia, di parlare piano se stanno dormendo).
“ci vuole un’altra vita”
In Battiato neanche una frase come questa è banale. Perché lo innervosiscono i semafori e gli stop e la sera ritorna con malesseri speciali…
Trovo qui all’Abetone, come nelle altre occasioni di condivisione, l’attuazione pratica, attraverso il rapporto con la natura e con gli altri, di concetti che spesso troviamo solo in forma astratta. Qui si respira il mondo, qui si respira e si vive. Qui si fa e ci si ferma. Qui ci si guarda negli occhi e ci si riconosce o anche no. Ma ci si guarda lo stesso.
In realtà la terza frase è quella che ho sentito per prima e che ha suscitato tutti questi pensieri, che per il principio di circolarità scrivo per ultima:
“E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire”
Quasi come trovare il rosso delle foglie autunnali, quasi come camminare fino in cima.
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Abetone con i colori dell’autunno 2023
di Francesco Myosho “Lenticchia”
I figli crescono e con loro gli impegni, così rimane sempre più faticoso per la famiglia organizzare un fine settimana lontano da casa.
Comunque in una certa maniera e scaglionati siamo riusciti tutti a raggiungere il rifugio del Mercatello.
Più che del paesaggio(sempre meraviglioso)il cielo stellato le faticose passeggiate ed il buon cibo, è del gruppo di Scaramuccia che vorrei parlare.
È bello e fa bene al cuore condividere certe emozioni con persone così educate attente autentiche .
Rivedo in questi gesti un qualcosa da cui ho ho avuto ed ho la fortuna di attingere.
Vorrei ringraziare anche il mio amico Massimo perfetto in questo contesto.









Una quercia per Margherita
di Vilma Myodo
Stamane, al termine della sesshin di ottobre 2023, a Scaramuccia, è stata messa a dimora una piccola quercia in memoria di Margherita. Luciano ipotizza che abbia circa 15 anni. L’ha presa dal bosco la famiglia Mario, che se ne prenderà cura per la sua sopravvivenza e crescita. Ringraziamo per questo.
Con l’augurio, da parte del Maestro Alvise e nostro, che cresca forte come forte è stata ed è la natura di Margherita.

Momento/cerimonia semplice, sinceramente e profondamente sentito, come sicuramente Margherita e noi abbiamo apprezzato.
L’intero Sangha di Scaramuccia
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Dolomiti, agosto 2023





di Donatella Yoten
Quando Alvise mi ha chiesto di scrivere due righe sulle Dolomiti ci avevo già pensato. L’esserci, ancora una volta, nei luoghi fondanti della storia di Scaramuccia e della mia mi ha fatto venire voglia di raccontare…
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Con appuntamenti di partenza variabili – chi da Orvieto, chi da Terni e chi da Roma – ci ritroviamo a Pieve di Livinallongo nel pomeriggio di domenica 27 agosto dove ci stanzieremo nella casa del prete per cinque
giorni. Siamo in 16: Alvise, Lena, Edmondo, Federico, Dona, Stefania, Marco, Lea, Fabrizio, Gloria, Sandro, Valentina; ancora Cecilia e Valentina da Roma con i ragazzini Giacomo e Anna di 11 e 8 anni. Cogliendo
l’attimo tra la sistemazione nelle camere e la preparazione della cena ci fiondiamo ad arrampicare alla vicina falesia del Castello di Andraz per tre viette che mettono appetito. Torneremo su queste rocce più
volte a completamento delle giornate arrampicatorie lasciandoci piacevolmente sorprendere dal suo mascherato potenziale.
Il lunedì piove ma la nostra guida è preparata. Protetta da un alto tettino la falesia di Landro situata dopo Cortina d’Ampezzo ci lascia arrampicare su ben quattro vie miracolosamente asciutte, due delle quali lunghe e per niente facili. Non tutti si infilano l’imbraco anche perché sia la sicura che la prossimità alla roccia continuano ad essere bagnate dalla pioggia, sottile e continua. Arriviamo a casa bagnati ma non ancora appagati. Si riparte per Andraz all’attacco delle due viette atletiche nell’avancorpo di destra e poi….inzuppati da un acquazzone si rientra per la cena.
Il martedì mattina ci prepariamo in fretta per essere entro le 9,30 – che poi chiude – alla sbarra che delimita la stradina che conduce alle 5 torri. La percorriamo senza problemi e lo spettacolo di trovarsi di fronte ladolomia nella sua veste migliore è sempre emozionante. Il tempo regge ed alternerà sole a ventate fredde lasciandoci comunque scalare fino a fradiciarci ben bene mentre tentiamo di arrampicare nel settore di
“Cicciolina”. Si scende al rifugio per una birretta prima di rientrare alla base.
Oggi, mercoledì, andiamo in una delle falesie che più amo: Crepe de Oucera al Giau Basso. Un anfiteatro spettacolare con tante vie per tutti i gusti, immerso nel verde dei boschi dolomitici pieni di felci e muschi
che a volte regalano anche primizie di funghi. Avvicinamento minimo e comoda sosta sotto le pareti. La pioggia sottile però non molla e nonostante la nostra tenacia ci bagna e ci ribagna fino a convincere un
gruppetto a “scappare” alla piscina di Canazei per la gioia dei ragazzini e non solo. Chi resta fa il punto di fronte ad una birretta decidendo di provare a completare la giornata ad Andraz. Scelta giusta! Ci divertiamo
trovando percorsi asciutti ed inediti rispetto ai giorni precedenti.
Giovedì ancora 5 Torri e questa volta facciamo il pieno scalando non meno di dieci vie a testa, ma c’è anche chi ne scala 13! La mattina rimaniamo bassi al settore più frequentato e il pomeriggio saliamo alle lunghe e più impegnative arrampicate su un immenso paretone. Fantastico! Ci dissetiamo al rifugio per poi riprendere la strada di casa. Problemino alla macchina di Alvise che comunque non comporta nessun
cambiamento di programma al gruppo. Alla cena stasera ci pensano i più giovani e le gnu-entri Valentina e Cecilia che cucinano un’ottima pasta. E c’è anche lo strudel!
E’ venerdì e si scende ad Agordo per arrampicare ancora qualche ora avendo però percorso le curve più antipatiche ed essendoci avvicinati a Belluno sulla via del rientro. Ci raggiunge anche Giacomo
l’Ambasciatore che scalerà con Alvise la prossima settimana. Questa falesia per me è nuova e a vederla mi sembra estesa e spittatissima. E’ così, ma le vie non sono semplici neanche quelle semplici, è una roccia
diversa e ci si deve abituare. A noi ne bastano 4/5 per sentirci autorizzati a testare il birrificio di Pedavena dove ci scambiamo abbracci e baci con l’impegno di rivederci presto.
Oltre agli impegni sportivi nella settimana ci siamo seduti ogni mattina per 20/25 min. di zazen e scioltezza muscolare con il saluto al sole dello yoga. Cene sempre diverse e appetitose con l’aiuto di tutti per
preparazione insalate, apparecchiamenti, lavaggio piatti, spesa per panini, ecc. Anche se non è facile assortire tante persone con esigenze diverse e punti di vista lontani anni luce, alla fine il miracolo del
sapersi mescolare e andare verso l’altro, nella consapevolezza che ognuno può lasciare andare qualche rigidità in nome dello stare insieme, si ripete sempre. Siamo stati bene.
Un saluto
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Dolomiti, vie lunghe settembre 2023





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Cerimonia per Filippo Goso
Al termine della Sesshin di Maggio 2023, Domenica 7 alle ore 9,00, a Scaramuccia si è svolta una piccola cerimonia per ricordare e salutare Filippo Goso.