Diario

In questo spazio sono raccolti i “racconti di viaggio”, le emozioni, le sensazioni, i colori delle settimane trascorse insieme, delle passeggiate, delle scalate della Scuola della Montagna di Scaramuccia.

Guillestre – un fine giugno frizzantino… 

Dopo un viaggio sufficientemente incasinato, tra lavori stradali ed incidenti, un poco stanchini approdiamo a Guillestre domenica 23, giusto in tempo per preparare le nostre stanze (a Guillestre ti devi fare il letto) ed andare a cena (a Guillestre c’è la mezza pensione) . Quest’anno siamo in 11 (Laura Lena Alvise e Fabian, Lea Marco e Lorenzo, Maurizio Alessandro Claudio e Danila), c’è poca gente, sia all’Ostello, sia in giro per il paese (a Guillestre si fanno quattro passi dopo cena) dove stasera solo i giovani maschi del gruppo(Alessandro, Fabian e Claudio) sono andati in cerca di avventura. Il cielo minaccia pioggia, siamo tutti un po’ timorosi per domani, per i giorni successivi e andiamo a dormire con le dita incrociate. Sin da subito apprezzo il piumino sul letto e la finestra, come sempre, lasciata un po’ aperta, con l’aria frizzante che circonda la stanza. Ma le minacce di pioggia non hanno avuto seguito (a Guillestre c’è sole 360 giorni l’anno) e l’arrampicata con la maglietta è stata molto piacevole i primi tre giorni, poi l’aria si è scaldata. Come negli anni passati, il nostro Maestro ha organizzato due “uscite” al giorno, (a Guillestre si arrampica mattina e pomeriggio), con pausa pranzo (a Guillestre si va al laghetto di la Roche de Rame e, clima permettendo, si fa il bagno anche al fiume prima di cena). Poiché le vie spesso non sono segnate, posso riassumere così:

I° giorno: mat. Mont Dauphin (5a, 5b, 6a, 6a, 6b, 6b+, 6b+, 6c+ 7a) – pom. Saint Crepin (6b, 6a+, 6b+);

II° giorno: mat. Le Pouit (5c, 6a, 6a, 6a+, 6b, 6b+) – pom. Conduite a Gauche (5c, 6a+, 6b) ;

III° giorno: mat. Rocher Baron (5c, 6a, 6a+, 6b+, 6b+, 6c, 7a) – pom. Buchka (6a+, 6a+, 6c+);

IV° giorno: mat. Gerò (5c, 6a, 6b, 6b+, 7a) – pom. Rue des Masques (6a+, 6b+, 6c+, 7b) :

V° giorno:  solo mattina Les Traverses et la Vignette settore  Jonathan (5a, 6a, 6b+  e per concludere un 6 a di spigolo 10 stelle dove sono stati fotografati tutti gli scalatori!!).

Se non ho dimenticato qualcosa, in 4 giorni e mezzo sono state messe su 43 vie, fatte non da tutti, ma quasi… un gran bel bottino!Senza accorgermene siamo arrivati a venerdì e, come tutte le cose belle, anche quest’avventura è terminata, lasciando  spazio a nuove conquiste e a luoghi noti. Anche il rientro ci ha dato del filo da torcere (purtroppo per Guillestre non è ancora attivo il teletrasporto), nell’attesa…

Grazie a tutti!

Di fine settimana, in fine settimana.

Dopo qualche anno, se non erro mancavamo dal 2019, l’8 e il 9 giugno siamo tornati nel verdeggiante e ameno Molise. C’è chi parte dall’Umbria (Alvise, Laura, Lena, Gloria, Fabrizio, Maurizio) e chi dal Lazio(Ida, Stefano e Danila) e alle 10,30 siamo già sul pezzo, nello splendido scenario di Colle dell’Orso.


Questa storica falesia è situata su un altopiano piuttosto ventilato, dove si può arrampicare anche in estate, girando attorno alle numerose pareti per scegliere il blocco/settore in ombra. Di fatto sono numerosi  i “blocchi”, dalla A alla Z, e i settori, da 1 a 10.  Noi scegliamo “ la spiaggetta” blocco H, tutto con partenze impegnative, a partire da Il Cerchio Magico, 5c, montato da Stefano, passando per senza nome 6 a, il doppio 6 a+ e il mito della caverna 6b, messe da Alvise, terminando con Il Ritorno Di Trapanetor 5c, montato dal Principino , e un 4° .
Però alla spiaggetta, come ti sbagli, è arrivato un sole cocente e siamo andati in cerca di un po’ di ristoro, anche per i piedi, ripiegando su Pippo, Pluto e Paperina – blocco  I “Walt Disney” che doveva andare in ombra …. ma più tardi.   
Abbastanza accalorati, alla fine ci siamo spostati al blocco B, tutto in ombra, dove Alvise ha messo su Invito al viaggio, 5c+ di 35 metri un 6 stelle, tutto esposto, che ha fatto tornare la voglia di arrampicare a tutti, e un altro 5°, senza nome.
Soddisfatti ma assetati, ci siamo gustati una birra fresca a Frosolone per poi spostarci, per la notte, a Roccasicura, piccolo borgo dell’Alto Molise che per le sue unicità paesaggistiche e per l’uso sostenibile delle sue risorse, è stato dichiarato Riserva della Biosfera dall’UNESCO, nell’ambito del programma internazionale MAB (Man and Biosphere).
Con Gloria, prima di cena, siamo salite sul belvedere, ciò che rimane del vecchio castello, da dove si gode una piacevolissima vista sul complesso appenninico delle Mainarde-Meta e sulle vette del Parco Nazionale di Lazio Abruzzo e Molise.
Al risveglio, il borgo ancora dorme e il bar…. non apre. Si aspetta un poco e alla fine ci si leva, per cercare qualcosa da addentare. E’ così che ci ritroviamo, ai piedi delle Mainarde, in un particolarissimo ristorante/bar che sembra uscito dai racconti delle streghe.
Rifocillati, ma non troppo, ci spostiamo alla volta della falesia di Castelnuovo al Volturno. C’è chi dice che ci siamo già stati, chi invece ricorda che siamo arrivati ma siamo andati via…
Sia come sia, la falesia è bella, fresca, sopra il fiume…. Insomma, non le manca nulla. Anche le vie sono belle e impegnative. Monotiro, o di più tiri, totale di 57 vie dal 4° al 7° grado.
Noi ci siamo concentrati su Libero fix in libero parco 6a, Cava dient 5c, Chioda Giggino chioda Giggetto 5c, Bombolò 6a+, Cogliò 6a, e un 6b, per me quasi impossibile, di cui non ricordo il nome. Poi birretta e saluti che si torna a casa.
Il fine settimana successivo, sabato 15 uscita della scuola di montagna ma anziché arrivare, come previsto, fino a Monte San Vito – parete dei serpenti, ci siamo fermati a Ferentillo, settore balcone. Un po’ caldino però….molto allenante. Alvise ci ha messo su Le mutande di sicurezza 6 a,  La giarrettiera di Elena 6 b,  Scusa scusa Federico 6a+/6b, Specchio di faglia 6 a, Ricci e i suoi caprericci 6 a+ e Navajo 5c e  poi si è andato a divertire su 7 a, mentre il Principino ha montato ‘A livella 5c. Non ancora soddisfatti, anche domenica 16 abbiamo arrampicato, sempre a Ferentillo, settore Mummie sprint, dove c’era un po’ d’ombra e un po’ di vento. C’erano anche Lea e Marco e alcuni allievi della palestra di Orvieto. Tra Alvise, Marco e Maurizio hanno messo su tutte le vie del settore e noi… le abbiamo smontate.
E adesso si che siamo pronti per la settimana a Guillestre, ma non prima di un’ultima uscita di arrampicata in Valnerina! Grazie a tutti.

Danila Bella

Sardegna 2024
Siamo in 17 ad aderire alla settimana di arrampicata sulle falesie dell’iglesiente, vogliosi di riscoprire l’isola
nell’inconsueta versione primaverile quando ancora i prati e le fioriture non hanno subito i calori dell’estate
e i turisti sono solo un lontano ricordo o una minaccia ancora da venire. Nella serata del 10 maggio ci
imbarchiamo, chi da Livorno: Alvise e Lena – Beo, Daniela, Fabrizio e Gloria – Silvia – Dona, Sandro, Veronica
e Bea; chi da Civitavecchia: Danila, Giovanni e Valentina – Giacomo, Pioggia, Stefano e Livia; con arrivo la
mattina dell’11 ad Olbia.

Ci ricompattiamo nel primo pomeriggio al B&B di Masua per sistemare bagagli e burattini prima di
avventurarci per l’impervio sentiero che conduce alle splendide pareti poco sopra le spiaggette. Poche vie
di rottura dal logorio della vita moderna e dallo stress del viaggio per resettare corpo e mente sulle semplici
priorità della vacanza: mangiare, dormire, arrampicare. Anche i telefoni smettono di funzionare creando un
magico stacco spazio-temporale. Birrette, spritz e bagno all’arenile con bar prima di rientrare.
La domenica siamo a Istentales la gola rocciosa raggiungibile percorrendo una stradina sterrata in macchina
ed un tratto a piedi – dopo la frana che anni fa ha distrutto un tratto della carreggiabile. Le lunghe vie di
tacchette in ombra e le strapiombanti al sole sembrano appartenere a due stagioni diverse. Si suda con le
canottiere al sole e si contrasta la “giannetta” all’ombra con pile e cappucci. Presto i più abbandonano la
dura lotta con l’alpe alla volta delle spiagge di Cala Domestica.
Alla guida su stradine a strapiombo sul mare lo sguardo ruba attimi di infinito tra una curva e l’altra
andando oggi verso Punta Pilocca. L’anfiteatro roccioso di placca spietata che a parte il dolore ai piedi, dà
soddisfazione e divertimento, ci accoglie solitario portandoci ad ammirare la parte montuosa e selvaggia
dell’interno. Dopo cinque/sei percorsi a testa scendiamo verso valle… l’idea è di fare altre viette a Ficus
Area ma alla fine si decide per la spiaggia di S. Nicolò – anche il mare ha i suoi diritti!
Martedì siamo alla Grotta di S. Giovanni a Domusnovas, al settore Sherwood con vie facili, meno facili e
durette, tutte piacevolmente scalate visto che, finalmente, cominciamo ad entrare in forma! Dopo una
birretta in compagnia gli equipaggi si dividono tra bagni, spesa e aperitivi.
Ancora Istentales per il mercoledì, ad un settore più in alto seguendo il sentiero che prosegue oltre la
falesia conosciuta. Queste vie che ad un primo sguardo sembrano facilotte non lo sono affatto e i tentativi
di montarle riescono solo grazie alla bravura ed all’arte di arrangiarsi dei bravi capi-cordata, ripetute con
impegno da noi secondisti. Si scende per completare il giornatone a scalare qualche altra via alla falesia più
in basso prima di disperderci per le varie destinazioni che anticipano il rientro alla base.
Cene prelibate per ogni serata a cura di Esperti Maestri Cucinieri che ci hanno rimpinzato con manicaretti
degni dei migliori programmi televisivi… La sera prima della partenza ci raggiungono Enrico e Ivana da S.
Antioco, e li accogliamo con un super primo piatto di spaghetti allo scoglio apparecchiando un simil tavolo
reale in cui ci si guarda tutti in faccia!!
Ed è già ora di prepararci al viaggio di ritorno. Oggi, giovedì, siamo alla falesia di Ficus Area di fronte
all’immensa spiaggia di S. Nicolò. Alvise monta 7 vie e tutti ne scaliamo almeno 4. Verso le 14 si rientra
all’ostello per gli ultimi preparativi.
Dalla nave in partenza, tra un lampo di faro e l’altro, osservando il tramonto che diventa crepuscolo,
ripassano negli occhi le immagini della settimana. Nel mix di emozioni/sensazioni/percezioni – movimento,
bellezza, amicizia, tristezza, stanchezza – lascio posare sul fondo le impurità per ritrovare, ancora una volta,
la piacevolezza dello stare insieme.
Dona Yoten

Sardegna 2024 – Ah! Pan di zucchero!

Mi piace. Mi piace da subito questo viaggio. Mi piace da prima di prendere il
traghetto, perché si deve attraversare il mare e dormire sulla nave, che ha
una dimensione tutta sua. Quindi sento l’emozione del viaggio e la voglia di
farlo parecchio prima di partire.

Inizio il viaggio da sola in macchina, ho appuntamento a Orvieto con
Donatella e Sandro. Il nostro equipaggio comprende anche Bea, un cane
molto “comodo”, sempre tranquilla, discreta e con una grande capacità di
comprendere e di ambientarsi in tutte le situazioni. Insieme raggiungiamo
Livorno e ci imbarchiamo sulla nave più grande che abbia mai preso: 11 piani
di traghetto. Noi finiamo con l’essere alloggiati in un loculo claustrofobico, ma
io (per il bene dell’equipaggio intero) mi sacrifico facendo l’upgrade in una
cabina extralusso che ci salverà la notte.
L’uscita dal porto commerciale di Livorno ci regala una partenza spettacolare,
con luci alla Blade Runner, una miriade di container variopinti e sottopassaggi
invisibili che conducono in luoghi immaginari.
Sul traghetto incontriamo Alvise e Lena, Fabrizio, Gloria, Beo, Daniela e
Silvia. Da Civitavecchia stanno partendo invece Giacomo, Livia, Gianfranco,
Stefano, Danila, Giovanni e Valentina. Ci ritroviamo tutti direttamente a
Masua, presso l’ostello rinominato da qualcuno “La Baracca”. L’ingresso è
dotato di guardia giurata con tanto di sbarra, che si alza ad ogni nostro
passaggio. Arrivati dove si lasciano le macchine non si capisce bene quale
sia l’ostello, sembrano uffici, invece è proprio l’ostello. La parte esterna è
carina, piena di vegetazione viva e morta, tavoli in legno e una vista
mozzafiato su Pan di zucchero (ah! Pan di zucchero!). La struttura è alquanto
decadente, o meglio fatiscente (ma non si può dire altrimenti si offendono), e
altrettanto sporca, ma noi ci attiviamo subito per riuscire ad abitarla al meglio.
Quindi si comincia con un po’ di pulizie per sentirla già più nostra. E giorno
dopo giorno, intervento di manutenzione dopo intervento di manutenzione (di
Valerio il manutentore) ci mettiamo addosso sta ”Baracca” come solo noi
sappiamo fare e il posto assume tutto un altro sapore. Certo, nel frattempo
c’è stato chi è stato sorpreso dall’acqua gelata nella doccia, chi è rimasto
chiuso nella stanza delle docce e ha dovuto fare il salto della quaglia per
uscire dalla finestra (mi sono persa il salto di Giovanni), chi al contrario è
rimasto bloccato fuori dalla propria stanza ed è dovuto passare dalla finestra
per rientrare… Ma il buon Valerio era sempre là, a lottare insieme a noi.
Insomma, il nostro soggiorno nella “Baracca” ce lo siamo conquistato pezzo
per pezzo e alla fine era un posto adatto a noi, con una ampia sala per la
condivisione dei pasti, una grande cucina con anticucina perfetta per cucinare
e spazi esterni con il Pan di zucchero davanti (ah! Pan di zucchero!) per
chiacchierare, per contemplare, per lo yoga e per la meditazione mattutina.
Le camere poi avevano ognuna un nome da scout, e io ero nei granchi, con
Beo, Daniela e Sandro. Alla fine si è creata la solita armonia in cui ognuno fa
qualcosa per sé e per la comunità, tutti si muovono su strade che si
incrociano e si convive con rispetto anche nella diversità.
Abbiamo arrampicato molto in questa settimana, in posti splendidi con vie e
roccia di ogni tipo. Con paesaggi mozzafiato come il primo giorno al Castello
dell’Iride sopra Masua, una placca con gocce ma non solo. Per due volte
siamo stati a Gutturu Cardaxius, nei settori di Istentales e Piazza Pulita, vie
lunghe e impegnative di placca e non. A Punta Pilocca con quelle placche in
cui bisogna fare un atto di fede sui piedi accarezzando con le mani la parete,
ma i piedi reggono tutto grazie a una roccia dal bellissimo grip. Poi alla Grotta
di S. Giovanni nel settore Sherwood Area su una roccia meno grippante e a
S. Nicolò nel settore Ficus Area, con vie più abbordabili che ci hanno
aumentato l’autostima prima di rientrare.
Io ho tanta voglia di arrampicare in questo periodo e in Sardegna me ne è
venuta ancora di più. Mi sembra che qualcosa si stia ‘scastrando’ e che
cominci a capire un po’ meglio, anche ascoltando i preziosi consigli di Alvise
e delle persone con più esperienza e capacità di me. Allungare il movimento
ed estenderlo fino a trovare l’appiglio giusto. E’ un atto di fede sui piedi,
sempre.
Abbiamo arrampicato ma ci siamo ritagliati anche del tempo per un tuffo al
mare al ritorno dalle falesie. Le più accanite fan della spiaggia erano Lena e
Danila e Livia, ma anche Giacomo grande nuotatore, Giovanni, Beo e
Daniela e Valentina. Io anche ho fatto il bagno quasi sempre, rimette al
mondo con quell’acqua fredda e rigenera soprattutto mani e piedi dopo
lunghe giornate in falesia. Eravamo in spiagge bellissime, a Masua, Cala
Domestica, S. Nicolò e Iglesias.
Insomma, una vera e propria vacanza, piena e variegata, con serate
particolarmente divertenti in cui ho avuto l’occasione di conoscere persone
nuove e approfondire la conoscenza di chi conoscevo ancora poco. E sempre
quella sensazione di vivere la vita vera, quella che mi piace, di vedere qui il
mondo come dovrebbe essere, con diversità che si rispettano e condividono,
similitudini che si trovano e con le esperienze di ognuno che si intrecciano e
ci arricchiscono di conoscenze, perché ognuno ha una storia da raccontare e
qui si trova sempre qualcuno con la voglia e la curiosità di ascoltarla.
Veronica Pinci

Pasqua a Scaramuccia

La Pasqua, come il capodanno, è un appuntamento che ormai aspetto di
passare a Scaramuccia. Mi piace pensare che sia naturale incontrarci là, in
un luogo che sboccia di primavera e che pullula e pulsa di un’energia dal
sapore antico.

Sono solo tre giorni, che però sembrano una settimana, perché il tempo si
dilata quando si fanno attività disparate e in posti diversi; e quando si dorme
nello stesso luogo accumulando abitudini dai gesti consueti ed esperienze da
ricordare.
Quest’anno eravamo io, Elia e Noa, Alvise, Laura, Lena, Gloria, Fabrizio,
Beo, Lea, Marco, Maisa e Francesco-Lenticchia. Ci hanno raggiunto Simona,
Daniela e Mauro-Califfo nei giorni di arrampicata.
Il primo giorno ci siamo dati appuntamento direttamente sotto la falesia, le
Gole del Forello, vicino a Orvieto. Abbiamo arrampicato avvolti da una cappa
sabbiosa di Scirocco, che ci ha permesso comunque di trascorrere una
giornata tranquilla e serena sulla roccia e di arrivare di pomeriggio a
Scaramuccia.
Pasqua a Scaramuccia per me significa Tai Chi. Si fa il pomeriggio di ritorno
dall’arrampicata, nello Zendo piccolo. Quest’anno è stato ancora più
interessante dell’unica altra volta in cui lo avevo provato, sempre a Pasqua. Il
Tai Chi è una disciplina complessa e articolata che non sempre è semplice
seguire ed eseguire, almeno per quanto mi riguarda. Bisogna resistere
mentalmente a una lunga sequenza piena di movimenti e intenzioni.
Spostamento di piedi e mani da accordare, respiro e comprensione
dell’intento. E’ un bel momento da condividere con gli altri e un impegno che
sarebbe bello portare avanti con Alvise.
Dopo il Tai Chi è il tempo delle chiacchiere e dell’aperitivo.
A Scaramuccia si sta bene. Ci si muove nell’aria e sulla terra in modo
naturale e familiare, ognuno trova la sua strada da percorrere. Ci si muove in
libertà ma nel rispetto degli altri e del luogo. Si risparmia l’acqua con i secchi,
si dorme sui tatami col sacco a pelo, si gioca a ping pong con quelli forti e si
sta insieme a cena e dopocena, fuori sotto la tettoia.
Questa volta con Elia e Noa abbiamo dormito nello Zendo piccolo, dove si fa
Tai Chi, per far dormire un po’ di più i bambini la mattina. Eravamo solo noi e,
a dispetto delle mie preoccupazioni, siamo stati molto bene, in un
microcosmo che è diventato sempre più accogliente e che ci ha fatto dormire
bene e sognare molto.
Per il secondo giorno di arrampicata siamo andati sul Monte Amiata, in
macchina con Lea. Di solito fa un gran freddo sull’Amiata a Pasqua, ormai lo
sappiamo. Ma quest’anno arrivavano solo sporadiche e inquietanti raffiche di
vento, che poi si acquietavano, alternate a sprazzi di sole che ci restituivano
la speranza di un po’ di calore. Poi il vento ci ha portato anche due amici
importanti venuti dal nord, Maisa e Francesco-Lenticchia, che ci hanno
raggiunti là all’Amiata, tra alberi e rocce con buchi giganti che mi fanno
pensare ai teschi della nave di Willie l’orbo.
Nel viaggio di ritorno a Scaramuccia c’è stato un incidente di percorso che ci
ha un po’ scossi, con la nostra Gloria che si è lanciata in soccorso (perché è
sempre solerte nell’aiutare gli altri), supportata dal valoroso Fabrizio e dal
sempre operativo Beo. Fortunatamente non è andata nel peggiore dei modi e
ci siamo ritrovati a parlarne insieme a Scaramuccia dove il mistero della
dinamica ci è stato finalmente svelato.
Quindi di nuovo il Tai Chi, l’aperitivo e una cena ricca di emozioni e risate in
cui io (checché ne dicano gli altri) ho solo spizzicato qualcosa perché non
avevo molta fame. Una cena piena di parole e confidenze, perché qui (per chi
c’era) si parla e ci si capisce al volo, tra tatuaggi di mandarini, aragoste
volanti e l’angolo della cultura.
E poi è già Pasquetta, è già l’ultimo giorno. Lo dicevamo in macchina con
Beo che ci vorrebbe qualche giorno in più prima di tornare a casa. Ma questo
è, e si va ad arrampicare a Collicello, verso Amelia, in una falesia nuova.
Seguiamo le spiegazioni dettagliate di non so quale guida che però ci
conducono, e contestualmente abbandonano, al parcheggio delle macchine
sulla destra. Quindi da lì procediamo per tentativi alla ricerca della parete,
con Elia che pieno di voglia di arrampicare, o anche solo di stare sotto le
pareti ad aspettarci, sentenzia: “Vabbè, la falesia non l’abbiamo trovata, a sto
punto torniamo così vi andate a fare la solita birra”. Fatto sta che la falesia,
gira che ti rigira, tra campi di orzo che sembrava grano e sentieri più o meno
battuti, l’abbiamo vista da lontano e alla fine anche trovata (grazie a un
manipolo di esploratori all’avanscoperta capitanato da Alvise e Fabrizio e
seguito da Elia e Noa) ma comunque ci è rimasta inaccessibile. Restano la
bella passeggiata e l’avventura vissuta dai nostri più piccoli esploratori.
E pensare che il primo giorno Elia e Noa non volevano venire. E al terzo
giorno invece si sono lanciati alla ricerca della parete perduta dietro a
Fabrizio, affidandosi e fidandosi delle persone che ci sono. Piano piano,
quando siamo qui, vedo cambiare i loro volti insieme al mio animo (perché
non vedo il mio volto). Giorno dopo giorno ci ambientiamo, acquisendo
abitudini e movimenti familiari, ci distendiamo nella fronte e negli sguardi.
Ritroviamo il giusto modo di comunicare e ci raccontiamo meglio. Nella
natura e con le persone importanti. Ci ambientiamo e ci affidiamo, perché loro
ci sostengono e noi li sosteniamo, loro ci sorridono e noi ridiamo.
Quindi, dopo la parete perduta, decidiamo di andare tutti a Ferentillo per fare
due tiri, ma il meteo non ci assiste e, come predetto da Elia, davvero ci
andiamo a fare la nostra solita birra, dal solito Luca. Poi ci salutiamo e
ognuno torna alla propria vita con la certezza e l’intento di rincontrarci presto.
Noi ancora no, noi ancora non torniamo, perché ci aspetta un’altra serata
speciale in una casa speciale, dove si sente odore di fuoco e dove sono
sempre felice di tornare. Grata della forte amicizia e dell’accoglienza ancora
familiare.
Si cantava di nuovo Calcutta nello Zendo piccolo nei giorni di Pasqua:
“Ma te la immagini una vita senza di me?” chiede lui,
“Non me la immagino una vita senza di te, e non me la voglio neanche
immaginare”, viene da rispondere. Dove il “te” racchiude tutto questo, uno
stile di vita, una rete di relazioni, di risate, di bene dato e ricevuto.
Basta un sacco a pelo e la vita vive i suoi momenti, con la pienezza in ogni
gesto.
Tutto questo mi riporto a casa dalla Santa Pasqua a Scaramuccia, e anche
un’overdose di capocollo e pizza al formaggio che credo non mi passerà
prima della prossima Pasqua.
Veronica Pinci

Sci fuoripista a La Grave 17-20 marzo 2024

Riprese e montaggio di Filippo Federici

Toscana 24 e 25 febbraio 2024

Dai Lenticchia’s!
Verso Lucca per la prima volta, ed è quasi primavera. La mimosa è già sfiorita, ma a Sant’Anna non lo sanno.
Nebbia, umidità, freddo e qualche goccia di pioggia non ci impediscono di arrampicare e ci permettono di congelare i bambini al punto giusto, né troppo, né troppo poco.

Non so cosa ne direbbero Elia, Noa e Lena, io comunque penso che siano bravissimi ad aspettare là sotto che “io mi faccia i comodi miei ad arrampicare e fare quelle cose là”, come mi viene fatto notare da uno dei miei figli. Ma sempre per piantare il seme della montagna e dell’arrampicata in loro, io insisto e mi becco cotali esternazioni.
Al ritorno dalla falesia con Elia ci siamo anche “persi” sbagliando sentiero ed è stato un bel momento passato insieme, condiviso a cercare la soluzione e a sorridere dello “scampato pericolo”.
Il viaggio è stato intenso, siamo partiti solo ieri ma mi sembra passata una settimana.
Sono partita molto contenta di andare verso Lucca, di andare a casa dei Lenticchia’s! (come dice Laura).
Con Francesco, Maisa, Tina e Teresa ad accoglierci come solo loro sanno fare, perché hanno il cuore grande, ed io per questo proprio là volevo venire! Ospiti generosissimi, ci hanno ceduto tutte le loro stanze, ogni spazio della loro casa, bellissima e piena di calore e di orizzonti mozzafiato (e anche dotata di uno spettacolare monobagno).
Come al solito durante la serata si è magnato e si è bevuto più che a sufficienza, in un ambiente tanto familiare e rilassante che sembrava fossimo lì da sempre. Nel pentolone poi Maisa ha infuso cannella, ginger, chiodi di garofano e limone e così, ringraziandola dei momenti passati insieme e della sua pozione, ho raggiunto Elia e Noa che già dormivano.
Il giorno dopo, tra limoni trafugati e profumo di arance amare, siamo ripartiti per arrampicare e di nuovo abbiamo arrampicato il giusto in un posto niente male, addirittura con sprazzi di sole ben visibili.
Io da qualche tempo ho ripreso ad arrampicare un po’ di più e finalmente riesco a godermi le salite abbandonando aspettative e frustrazioni. Ci provo, vado e, vada come vada, alla fine mi diverto e sono contenta. Mi diverto con quella leggerezza che “ti fa salire in cima ma anche ritornare”, conquistata piano piano nelle settimane di Ferentillo – e non solo.
L’arrampicata è sempre stata per me una sorta di terapia. Mi pone davanti ostacoli da superare, enigmi da risolvere, difficoltà da affrontare. Bisogna trovare una soluzione, altrimenti non si procede. Ma se si punta troppo l’attenzione sull’enigma (come chi guarda il dito che indica la luna) ecco che l’ostacolo diventa insormontabile, perché non si riesce a guardare oltre. Allora può venirci incontro quella leggerezza che aiuta a soffermarci il giusto tempo sulle difficoltà, e poi cercare solo di procedere in qualche modo, magari anche nel modo sbagliato, o di non procedere affatto e di fermarsi. Perché si va avanti comunque, in un modo o nell’altro; e ci si diverte di più; e ci si diverte di più cantando Calcutta con un grande amico sul sentiero in salita, perché davvero “il mondo è un tavolo e noi siamo le piccole briciole”.
Ci si diverte di più condividendo il viaggio con Danila, grande inseguitrice alla guida e nei sogni, grande giocatrice al gioco degli animali e al Mikolone, un gioco di canzoni che di sicuro mi rivenderò al prossimo viaggio in macchina.
Ah la macchina! I miei ritorni in macchina sono sempre un po’ movimentati. Questa era la volta dell’acqua che non c’era più. Sarà che la voglia sarebbe di stare ancora in giro e non valicare quel confine dopo Orte…ma per dirla alla Baustelle “niente dura per sempre, finisce ed è meglio così”, comunque alla fine le mie macchine a casa mi ci riportano sempre.
Quindi si torna, con l’animo un po’ più leggero di quando sono partita, sono grata ancora una volta di far parte di questa comunità, che mi sostiene e mi nutre, formata da persone, legami e sentimenti che sono ormai radicati nel profondo.
Quindi un grazie a tutti quelli che c’erano: Alvise, Laura, Lena, Francesco, Maisa, Tina, Teresa, Danila, Gloria, Fabrizio, Beo, Daniela, Regina, Ida, Valentina, Marco, Lea, Francesca, Io, Elia e Noa e di passaggio Jonathan e il piccolo Romeo. Ah dimenticavo Alcide! Qui mi sento parte della natura umana e parte della Natura del mondo. Divengono naturali i rapporti con le persone e mi piace sporcarmi di terra.

Veronica Pinci

Chamonix 2024

Tornare in un posto che, per una settimana all’anno, sembra sempre casa; una settimana alla quale non riesco a rinunciare nonostante gli impegni lavorativi ed universitari si facciano più intensi, una settimana alla quale mi sento di non dover rinunciare poiché è sempre una grande lezione di vita.

Details

In queste settimane ritrovo il piacere per le cose semplici e anche per le cose meno semplici, come la neve ghiacciata della pendant, per le piccole emozioni ma anche per le piccole delusioni, come essere stata battuta da Fabian nella gara di velocità. Ritrovo il piacere per l’essenziale, che ogni tanto nella vita di tutti i giorni tende a sfuggirmi. Sono riuscita a godermi ogni curva fatta sugli sci, ogni caduta, ogni partita a ping pong, ogni intruglio francese non troppo buono, ogni persona con la quale ho condiviso questi giorni e alla fine devo dire che anche il buco in cui sono caduta non era così male. 
P.S Non conosco sensazione più bella e al contempo faticosa di mettersi gli scarponi tutte le mattine ed arrivare agli impianti con gli sci sulle spalle. Scherzo ho detto una cavolata, la conosco eccome: prendere la prima ovovia della giornata e salire sull’ultima prima che la luce se ne vada.
Tina Sassetti

Da Gelagna al Solenne, senza passare per La Fortezza dal 26 dicembre 2023 al 1° Gennaio 2024

Mi è sempre piaciuto molto il Natale, l’albero, gli addobbi, le luminarie, i pensierini…. l’aspetto laico della festa. E così anche quest’ anno, a Roma, ho fatto un bell’albero e trascorso Vigilia e Natale in famiglia. Poi la sera del 25  sono scappata in Valnerina, per poter partecipare all’uscita del 26 dicembre a Gelagna. 
Speravo di poter ospitare da me Veronica, che voleva fare i tre giorni di arrampicata in calendario(26-27-28/12), ma purtroppo si è presa l’influenza.

Details

Peccato, perché questa è stata proprio una bella giornata di arrampicata con Gloria, Fabrizio, Maurizio, Beo, Lea, Marco, Laura e Alvise, anche se all’inizio abbiamo rischiato di vedere disperso il Principino, che ha preso un sentiero sbagliato e si è dovuto fare una bella sgrufolata per trovarci, visto che era quasi arrivato a fondo valle….
Come sperava il nostro Maestro Alvise, c’eravamo solo noi, c’era il sole e l’aria era tiepida, il che gli ha permesso di montare 6 vie, dal 5c al 6c+, mentre Beo ha messo su un bel 6a+. Insomma ci siamo divertiti a scalare su questa parete che, anche nelle vie più facili, non ti regala nulla. Poi siamo tornati alle macchine ammirando i Sibillini imbiancati, sosta al bar e saluti con appuntamento per il giorno successivo alla falesia La fortezza, dove non sono potuta andare. 
Però ho fatto carte false per essere presente il 28 a Grotti, anche se il clima di partenza era veramente ostile: 2 gradi e nebbia fitta fino al tunnel prima dell’incrocio per Grotti, ma poi tutto sole …. o quasi. 
Oggi siamo in 13: Aida, Gloria, Fabrizio, Maurizio, Olivia, Gianfranco, Lea, Kyoka, Tony, Livia, Laura e ovviamente Alvise.
Grotti Iniziazione è una falesia storica, si dice sia un po’ troppo piena di Romani…. ma a me,  che so’ de Roma, me piace! Ci siamo concentrati sulla parte sinistra della falesia, con vie un po’ più abbordabili(dal 5c al 6b+?) rispetto alla parte centrale(7c a gogò). La nostra guida ha messo su 8  vie e penso proprio che tutti le abbiamo fatte quasi tutte. Sicché, dopo 5 ore di incessante arrampicata ci siamo salutati (al bar), dopo alcuni chiarimenti su “chi porta cosa” per la sera del 31 dicembre a Scaramuccia.
Sono ormai diversi anni che passiamo insieme la notte di Capodanno, mangiamo, parliamo, ridiamo, brindiamo e facciamo un grande falò per bruciare tutto il vecchio e predisporci ad accogliere tutto il nuovo. Così, anche quest’anno, che dovevamo essere pochi, eravamo credo in 27 davanti ad una tavola imbandita di prelibatezze: Regina, Beo, Fabrizio, Gloria, Luigi, Eva, Alida, Adeila, Matilde, Pietro, Francesco, Valentina, Daniele, Olivia, Gianfranco, Maurizio, Veronica, Noa,Elia, Lena, Laura, Alvise, Silvia, Kyoka, Lea, Marco e la sottoscritta (spero di non avere dimenticato qualcuno). Come da prassi, il primo giorno del nuovo anno camminata al Monte Solenne, qualche disperso dalla sera precedente e qualche new entry( Donatella, Irene, Rossella, Giovanni e Califfo).
C’era una bella nebbia che personalmente ha reso meno difficoltosa la salita e in poco più di due ore siamo saliti e discesi tutti. 
E per finire ,da Luca, accogliente oste dell’hotel Monterivoso, dove abbiamo dovuto smaltire tutto ciò che non eravamo riusciti ad ingerire la sera prima.
Grazie a tutti, è sempre bello stare insieme a voi e nell’attesa di passare ancora delle piacevoli giornate insieme, buon anno a tutti!

Danila

Sperlonga e Supino 25 e 26 novembre 2023

Sabato mattina si parte presto da Terni per raggiungere il resto del gruppo alla Piana di Sant’Agostino, vicino a Sperlonga; io sono in auto con Maurizio, Donatella e Bea. Siamo in anticipo rispetto agli altri, ma un paio di contrattempi ci fanno arrivare all’appuntamento giusto in tempo per salutare Alvise, Laura, Lena, Fabian, Pietro, Danila, Simone, Valentina e Matteo, prendere una tiella e incamminarci per il sentiero verso le pareti.

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Notiamo che questo fine settimana molti arrampicatori soprattutto romani si sono dati appuntamento a Sperlonga, Alvise ne saluta parecchi e li incontriamo nel parcheggio, nella lunga fila sul sentiero e li sentiamo parlare, già sulle pareti.
Si arrampica nella falesia dell’Avancorpo di sinistra, io, Danila, Donatella e Bea facciamo qualche deviazione imprevista lungo il sentiero; Simone coraggioso decide di prenderlo dall’alto, con conseguente discesa avventurosa dal tettino roccioso alto tre metri.
Siamo tutti sotto le pareti: Alvise, Maurizio e Pietro scelgono le vie da montare, gli altri fanno sicura o preparano il caffè: la vista verso la spiaggia è come sempre mozzafiato, il tempo è bello, ci arriva notizia che altrove nevica. Invece la temperatura per noi è piacevole, almeno finché non si fa ombra e invidiamo un po’ gli arrampicatori di fronte, ancora al sole.
Rimaniamo comunque sotto le pareti finché c’è luce, a scalare le belle vie che Alvise, aiutato da Pietro, non si stanca di montare. Il tramonto è spettacolare, Pietro lo riesce a vedere e immortalare dall’alto in foto e video anche per noi.
Scendiamo alla spiaggia e i giovani hanno il coraggio di tuffarsi in acqua seguendo l’esempio di Alvise. Raggiungiamo il resto del gruppo al bar per una birretta, salutiamo Matteo che il giorno successivo non ci sarà e andiamo alla casa che ci ospiterà tutti in due comodi appartamenti. Si tifa Sinner e Sonego e si cena con una pasta e una verdura ottime, preparate dalla famiglia Mario. Qualcuno va a dormire e qualcuno rimane a confrontarsi con discorsi sinceri fino a tardi.
La mattina siamo anticipatamente pronti a raggiungere la falesia di Supino alta, insieme a Veronica che ci incontra sulla strada. Il sentiero di avvicinamento pieno di foglie colorate è in salita ma breve. Le vie sono impegnative da montare, ma per me che vado da seconda, la placca tiene tantissimo e mi diverto a scalare fino alla fine, insieme a Valentina, Danila, Alvise e Pietro, resistendo ad un’aria fredda che colpisce quando si è in ombra. Qualcuno, battendo i denti e per evitare il congelamento di Bea, ha già raggiunto l’auto con un po’ di anticipo.
Prendiamo un ultima birretta insieme, ci salutiamo e si torna a casa: ho le mani graffiate, sono stanca e soddisfatta per un fine settimana bello per l’arrampicata e bello per la compagnia.

Stefania Paolucci

Da Sperlonga a Supino 25 e 26 novembre 2023

Lo scorso fine settimana con Alvise e famiglia al completo, Pietro, Valentina, Simone, Matteo, Stefania Maurizio, Donatella, siamo stati fortunati ed abbiamo potuto arrampicare al sole.

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Sabato Sperlonga, avancorpo di sinistra, a picco sul mare blu. Era da un po’ che non ci venivamo. Belle vie, quasi tutte con partenze “articolate”. La roccia ha ancora un’ottima aderenza e le vie sono belle placche  verticali a piccole gocce per la “gioia” delle dita e soprattutto dei piedi, che  qui sono basilari. Insomma, Alvise ha messo su 8 vie, dal 6 a al 7 a (+ lo Spigolo di Ferrante al settore superiore che ha fatto solo Lena), e tutti si sono dati un gran da fare  fino al tramonto.
Sono scesa da sola, con calma, alla luce calda del crepuscolo, ammirando i colori e annusando i profumi della macchia, resi più intensi dal calore della giornata, pensando alla fortunata casualità che mi ha fatto incontrare l’arrampicata, che mi diverte e mi stimola, e questo gruppo che riesce ancora a stupirmi per la sua accogliente eterogeneità. E per finire, c’è anche chi è riuscito a farsi un tuffo!
La serata trascorre piacevolmente, sembra di stare a casa. Divano, TV con finale di coppa Davis, c’è chi segue con entusiasmo lo scontro di tennis, chi chiacchiera, chi cucina. A dirla tutta Alvise non ha solo organizzato l’uscita ma ci ha proprio coccolato preparando in anticipo, con Laura, anche la cena. Poi tisana e tutti a letto.
Domenica colazione veloce con la Mantovana di Stefania e si parte alla volta di Supino alta, a 970 metri sul livello del mare, che si fanno sentire. C’è un bel sole ma… in giro, solo felpe e giacchette e di fronte a noi la catena dell’appennino imbiancata di fresco!
Riaffiorano ricordi un po’ lontani, quando con Laura Salvi venivamo qui nei caldi pomeriggi estivi e restavamo fino all’ultima traccia di luce, per poi tornare con le frontali alla macchina, soddisfatte delle nostre scalate… che tempi!
Questo settore quindi lo conosco bene, ha una roccia molto compatta con placche, verticali o appoggiate, e anche oggi si deve fare un uso sapiente dei piedi. La guida, con il supporto di due volenterosi (il giovane Pietro e l’intrepido Principino), mettono su 6 vie tra il 5c e il 6b. Ma il fresco venticello che si è alzato convince velocemente alcuni ad abbandonare la posizione mentre altri continuano imperterriti… per smontare tutto. Ci si saluta al bar con la storica birretta e il new entry spritz.
Grazie a tutti.

Danila

Monte Soratte e Monte Aspra novembre 2023
di Donatella Yoten

Due belle giornate tra il Monte Soratte e l’Aspra.

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Con Principino ci vediamo al cimitero di Terni alle 8.30 e in poco più di un’ora siamo al paese di Sant’Oreste (Roma) alle pendici del Monte Soratte. Silvia è già avviata verso la falesia mentre con Alvise, Laura, Fabrizio, Danila, Simone, Ida, Livia, Sandro e Toni ci prendiamo un caffè prima di avviarci per la stradina asfaltata che ci porterà, dopo svariati tornanti e un notevole dislivello, alla falesia di oggi. Ci raggiungerà Giuseppe di Ferentillo dopo mezzo turno di lavoro all’Acciaieria.
Le vie, non lunghe ma ben fatte, sono caratterizzate da calcare compatto di placca ruvida e risultano gustose anche se, a detta del Prince, in ognuna c’è da affrontare un passaggio di un grado e oltre superiore al tenore del percorso. Per noi “secondisti” il problema non si pone e scalate le vie nel primo anfiteatro ci spostiamo alla nicchia dietro l’angolo per divertirci sui bei 6a+, 6b+ e 6c… oltre a un 7b+ che lasciamo volentieri ad Alvise. Dopo il panino che si addenta dinnanzi ad un attento pubblico canino al quale è inevitabile sganciare l’obolo, si scala ancora qualche vietta nel primo settore, come defaticamento e si intraprende il sentiero del ritorno che scendendo permette allo sguardo di spaziare sullo spettacolare panorama sui paesini romani arroccati sulle colline circostanti, degradando fino al mare che si intrevede luccicante in lontananza. Al popoloso paese di Sant’Oreste scegliamo uno dei tre bar a disposizione. Tavolini all’esterno per birretta e varie a chiudere una bella giornata di arrampicata. E’ ormai notte quando intorno alle 18 siamo di ritorno a casa.
Per la domenica “ci starebbe bene una camminata” dice Alvise. Detto fatto! Ci diamo appuntamento in piazzetta a Ferentillo alle 10.30 con Edmondo, Susanna, Irene, Stefania e Principino – cani Tina e Bea – e decidiamo per il Monte Aspra partendo da Colleolivo. I bravi piloti riescono a percorrere con le macchine la strada bianca e sassosa, sconvolta dalle recenti piogge, che oltre l’abitato si inerpica risalendo la montagna fino all’ultimo fontanile, permettendoci di risparmiare energie che poi spenderemo camminando per il lungo sentiero che porta in vetta. Il vento ci isola nell’imbacuccamento delle mantelle, giacche e cappelli antipioggia indossati in previsione di precipitazioni che non ci saranno. Immersi nel passo e nel respiro avanziamo risalendo chine pratose, scoprendo scorci di vedute sui monti della Valnerina e sugli abitati che a tratti appaiono tra le nuvole spostate velocemente da ventate poderose. La nostra vetta è nel bosco, poco prima della cima ufficiale, dove riusciamo a rifocillarci senza volare via.. c’è persino il caffè!
Si scende veloci che in piazzetta ci aspettano Laura e Fabian per la birretta d’obbligo e i saluti.
Due belle giornate tra arrampicate e camminate immersi nella natura. Grazie Alvise.

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Isola d’Elba 29-31 ottobre 2023
di Danila

Dopo tanto tempo, eccomi di nuovo qui a scrivere di una bella uscita di arrampicata all’Isola d’Elba.
Certo la sveglia è suonata presto domenica mattina (la mia alle 4,30), ma con l’aiuto del ritorno all’ora solare e con la curiosità e l’entusiasmo di chi va in un posto sconosciuto, sono partita per l’appuntamento al porto di Piombino alle 9:30.

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Bel gruppo, 13 adulti (Alvise, Kiyoka, Laura, Gloria, Fabrizio, Maurizio, Lenticchia, Ida, Beo, Mia, Alessandro, Silvia e Danila) e 3 ragazzini (Lena Elena e Carlo), tutti ben stipati in 4 macchine.
Il mare un po’ mosso ma la giornata è bella. Certo, c’è un bel vento che però non ci impedisce di respirare abbondante iodio sul ponte del traghetto ammirando le coste.
Sbarco veloce e attraversando da nord a sud la verdissima isola d’Elba e percorrendo parte della bella costa, in poco tempo arriviamo alla falesia di Fetovaia, settore 4, praticamente piedi nell’acqua!
Il mare è spumeggiante, ma qui arriva solo qualche timido schizzo, e il panorama è splendido. La parete è riparata dal vento, si sta bene in canottiera, chi può anche senza. Velocemente la nostra guida e due volenterosi, mettono su praticamente tutte le vie del settore(7) dal 5c al 7a+ che non sono lunghe ma intense e dopo tanto tempo che non arrampicavo sul granito devo ammettere che è particolare e affatto scivoloso. E’ un tipo di roccia con forme più geometriche, con fessure o spigoli e in mezzo placca liscia su cui non si sale. Tecnica e tigna oserei dire, mi piace!
Lentamente il sole scende verso l’orizzonte e i piedi chiedono una tregua dalle scarpette… Una cena e un po’ di chiacchiere e poi purtroppo… pioggia. Tutti a nanna sperando che le intemperie si scatenino e si esauriscano nella notte.
Non è proprio così e al mattino, con un meteo non proprio clemente, si va al settore Monte San Bartolomeo in cerca di altro granito, tanto non piove.
Camminiamo per circa un’ora in salita su un bel sentiero dai profumi mediterranei, sotto un cielo grigio scuro, dalle nuvole veloci e anche un poco basse, fino ad arrivare ad una sella dove il vento tira così forte che ci sposta. Pioviccica un poco e troviamo tutti riparo dietro l’unico muro della vecchia chiesa romanica di San Bartolomeo rimasto fortunatamente in piedi. Poi Alvise, che è andato in avanscoperta per verificare la fattibilità, ci conduce sotto la parete di arrampicata.
Qui non piove e c’è poco vento, ma il granito non asciuga rapidamente e le vie sono belle… scivolose. E non parliamo degli spit e delle soste “un po’ datate” e da attrezzare. Nessun volenteroso oggi ad aiutare Alvise che mette su un 6b+ e un 5c. Alcuni rimangono ad arrampicare mentre altri, appagati dalla camminata decidono di tornare a valle.
Tra spostamenti, docce, cena e chiacchiere il tempo passa, una tisana calda e buona notte a tutti.
Il risveglio di martedì mattina mi riconcilia un poco con questa Isola che di fatto non ho sentito “isola”, ma un prolungamento della costa Toscana. Apro la persiana e trovo il mare blu della bella baia di Lacona, il cielo azzurro, il sole raggiante e i colori nitidi del dopo pioggia. Vorrei restare ancora per scoprire altri posti, ma l’agenda prevede una arrampicata in continente, più precisamente a Gavorrano, dove arriviamo con un po’ di fatica per via del fatto che ieri i traghetti non sono partiti e oggi sono pieni.
Però arriviamo, dopo una traversata preannunciata come turbolenta ma di fatto piacevole siamo a Gavorrano-MaremmAnna, dove ce n’è per tutti i gusti, dal 5a al 7a e con la consueta allegria, semplicità e calore riscaldiamo e ci facciamo riscaldare da questo settore, non proprio banale.
Le giornate si stanno accorciando ed è già arrivata l’ora dei saluti.
Tempus fugit! Questi tre giorni sono proprio volati.
Grazie Maestro Alvise e grazie amabili compagni di avventura, spero a presto per scoprire nuovi sitii e nuove emozioni.

Abetone 1315 Ottobre 2023

di Veronica Pinci

All’Abetone per la prima volta, ed è subito autunno.
……

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Siamo in un luogo sospeso nel tempo e nello spazio (anche nella nebbia a volte), me lo avevano detto, ma è proprio così.
E al di sopra di tutto, c’è Massimo (gestore del rifugio).
Come accade di solito in queste occasioni, tutto scorre con quel senso di naturalezza e familiarità che è quasi disarmante, tanto può sembrare assurdo nella sua semplicità e nel suo calore. Io non partecipo più quanto vorrei alle iniziative di arrampicata o montagna con Alvise, ma ogni volta sono lì, ovvero qui, tra di voi, noi, con una tale pienezza e leggerezza che mi porto dietro al mio rientro a casa una grande bolla di ossigeno che impiega qualche tempo ad essere consumata (dopo la settimana di Ferentillo la cosa è eclatante). E oltre alla bolla di ossigeno è forte il sentimento di gratitudine.
Stavolta ero con Elia e Noa e siamo riusciti, con gran soddisfazione di tutti e tre, a conciliare i nostri bisogni e desideri, tra camminate in solitaria, camminate di famiglia e maratone di giochi da tavola (con il buon Ercole e Fabian e Lena sempre presenti).
Saper capire quando fermarsi. Unire la montagna al mondo dei bambini. Piantare un seme di montagna nelle loro vite.
E’ stato il viaggio di ritorno nella mia macchina miracolata a scatenare queste riflessioni, cantando a squarciagola canzoni di Battiato. Tre frasi si sono soffermate nella mente, e il pensiero si è fatto considerazione. “sentivo parlare piano per non disturbare”
C’è rispetto qui, per le persone che si hanno intorno. Rispetto, considerazione e attenzione. Il rispetto richiede una certa sensibilità.  E le persone qui ne hanno.
C’è una pura curiosità per le vite altrui. Perché ci interessa come stanno gli altri, non se ne parla per parlare, ma perché ci stanno a cuore.
E c’è un legame solido, un senso di appartenenza, un mutuo soccorso, un prendersi cura che mi fanno emozionare, che mi fanno sentire in qualche modo protetta e al sicuro. Io e anche Elia e Noa (guardo dalla finestra qualcuno che insegna a Noa a fare il fuoco, sento parlare Elia del libro che sta leggendo, ci si preoccupa di calmarli e farli mangiare se sono arrabbiati, di mettere da parte del cibo vegetariano, di aiutarli a camminare se non hanno voglia, di parlare piano se stanno dormendo).
“ci vuole un’altra vita”
In Battiato neanche una frase come questa è banale. Perché lo innervosiscono i semafori e gli stop e la sera ritorna con malesseri speciali…
Trovo qui all’Abetone, come nelle altre occasioni di condivisione, l’attuazione pratica, attraverso il rapporto con la natura e con gli altri, di concetti che spesso troviamo solo in forma astratta. Qui si respira il mondo, qui si respira e si vive.  Qui si fa e ci si ferma. Qui ci si guarda negli occhi e ci si riconosce o anche no. Ma ci si guarda lo stesso.
In realtà la terza frase è quella che ho sentito per prima e che ha suscitato tutti questi pensieri, che per il principio di circolarità scrivo per ultima:
“E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire”
Quasi come trovare il rosso delle foglie autunnali, quasi come camminare fino in cima.

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Abetone con i colori dell’autunno 2023

di Francesco Myosho “Lenticchia”

I figli crescono e con loro gli impegni, così rimane sempre più faticoso per la famiglia organizzare un fine settimana lontano da casa.
Comunque in una certa maniera e scaglionati siamo riusciti tutti a raggiungere il rifugio del Mercatello.
Più che del paesaggio(sempre meraviglioso)il cielo stellato le faticose passeggiate ed il buon cibo, è del gruppo di Scaramuccia che vorrei parlare.
È bello e fa bene al cuore condividere certe emozioni con persone così educate attente autentiche .
Rivedo in questi gesti un qualcosa da cui ho ho avuto ed ho la fortuna di attingere.
Vorrei ringraziare anche il mio amico Massimo perfetto in questo contesto.

Una quercia per Margherita
di Vilma Myodo

Stamane, al termine della sesshin di ottobre 2023, a Scaramuccia, è stata messa a dimora una piccola quercia in memoria di Margherita. Luciano ipotizza che abbia circa 15 anni. L’ha presa dal bosco la famiglia Mario, che se ne prenderà cura per la sua sopravvivenza e crescita. Ringraziamo per questo.

Con l’augurio, da parte del Maestro Alvise  e nostro, che cresca forte come forte è stata ed è la natura di Margherita.

Momento/cerimonia semplice, sinceramente e profondamente sentito, come sicuramente Margherita e noi abbiamo apprezzato.

L’intero Sangha di Scaramuccia🙏🏻

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Dolomiti, agosto 2023


di Donatella Yoten
Quando Alvise mi ha chiesto di scrivere due righe sulle Dolomiti ci avevo già pensato. L’esserci, ancora una volta, nei luoghi fondanti della storia di Scaramuccia e della mia mi ha fatto venire voglia di raccontare…

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Con appuntamenti di partenza variabili – chi da Orvieto, chi da Terni e chi da Roma – ci ritroviamo a Pieve di Livinallongo nel pomeriggio di domenica 27 agosto dove ci stanzieremo nella casa del prete per cinque
giorni. Siamo in 16: Alvise, Lena, Edmondo, Federico, Dona, Stefania, Marco, Lea, Fabrizio, Gloria, Sandro, Valentina; ancora Cecilia e Valentina da Roma con i ragazzini Giacomo e Anna di 11 e 8 anni. Cogliendo
l’attimo tra la sistemazione nelle camere e la preparazione della cena ci fiondiamo ad arrampicare alla vicina falesia del Castello di Andraz per tre viette che mettono appetito. Torneremo su queste rocce più
volte a completamento delle giornate arrampicatorie lasciandoci piacevolmente sorprendere dal suo mascherato potenziale.
Il lunedì piove ma la nostra guida è preparata. Protetta da un alto tettino la falesia di Landro situata dopo Cortina d’Ampezzo ci lascia arrampicare su ben quattro vie miracolosamente asciutte, due delle quali lunghe e per niente facili. Non tutti si infilano l’imbraco anche perché sia la sicura che la prossimità alla roccia continuano ad essere bagnate dalla pioggia, sottile e continua. Arriviamo a casa bagnati ma non ancora appagati. Si riparte per Andraz all’attacco delle due viette atletiche nell’avancorpo di destra e poi….inzuppati da un acquazzone si rientra per la cena.
Il martedì mattina ci prepariamo in fretta per essere entro le 9,30 – che poi chiude – alla sbarra che delimita la stradina che conduce alle 5 torri. La percorriamo senza problemi e lo spettacolo di trovarsi di fronte ladolomia nella sua veste migliore è sempre emozionante. Il tempo regge ed alternerà sole a ventate fredde lasciandoci comunque scalare fino a fradiciarci ben bene mentre tentiamo di arrampicare nel settore di
“Cicciolina”. Si scende al rifugio per una birretta prima di rientrare alla base.
Oggi, mercoledì, andiamo in una delle falesie che più amo: Crepe de Oucera al Giau Basso. Un anfiteatro spettacolare con tante vie per tutti i gusti, immerso nel verde dei boschi dolomitici pieni di felci e muschi
che a volte regalano anche primizie di funghi. Avvicinamento minimo e comoda sosta sotto le pareti. La pioggia sottile però non molla e nonostante la nostra tenacia ci bagna e ci ribagna fino a convincere un
gruppetto a “scappare” alla piscina di Canazei per la gioia dei ragazzini e non solo. Chi resta fa il punto di fronte ad una birretta decidendo di provare a completare la giornata ad Andraz. Scelta giusta! Ci divertiamo
trovando percorsi asciutti ed inediti rispetto ai giorni precedenti.
Giovedì ancora 5 Torri e questa volta facciamo il pieno scalando non meno di dieci vie a testa, ma c’è anche chi ne scala 13! La mattina rimaniamo bassi al settore più frequentato e il pomeriggio saliamo alle lunghe e più impegnative arrampicate su un immenso paretone. Fantastico! Ci dissetiamo al rifugio per poi riprendere la strada di casa. Problemino alla macchina di Alvise che comunque non comporta nessun
cambiamento di programma al gruppo. Alla cena stasera ci pensano i più giovani e le gnu-entri Valentina e Cecilia che cucinano un’ottima pasta. E c’è anche lo strudel!
E’ venerdì e si scende ad Agordo per arrampicare ancora qualche ora avendo però percorso le curve più antipatiche ed essendoci avvicinati a Belluno sulla via del rientro. Ci raggiunge anche Giacomo
l’Ambasciatore che scalerà con Alvise la prossima settimana. Questa falesia per me è nuova e a vederla mi sembra estesa e spittatissima. E’ così, ma le vie non sono semplici neanche quelle semplici, è una roccia
diversa e ci si deve abituare. A noi ne bastano 4/5 per sentirci autorizzati a testare il birrificio di Pedavena dove ci scambiamo abbracci e baci con l’impegno di rivederci presto.
Oltre agli impegni sportivi nella settimana ci siamo seduti ogni mattina per 20/25 min. di zazen e scioltezza muscolare con il saluto al sole dello yoga. Cene sempre diverse e appetitose con l’aiuto di tutti per
preparazione insalate, apparecchiamenti, lavaggio piatti, spesa per panini, ecc. Anche se non è facile assortire tante persone con esigenze diverse e punti di vista lontani anni luce, alla fine il miracolo del
sapersi mescolare e andare verso l’altro, nella consapevolezza che ognuno può lasciare andare qualche rigidità in nome dello stare insieme, si ripete sempre. Siamo stati bene.
Un saluto

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Dolomiti, vie lunghe settembre 2023

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Cerimonia per Filippo Goso

Al termine della Sesshin di Maggio 2023, Domenica 7 alle ore 9,00, a Scaramuccia si è svolta una piccola cerimonia per ricordare e salutare Filippo Goso.

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